Minori profughi, c’è la gara di solidarietà

L’Alto Adige fa da apripista in Italia per i tutori volontari: partiti i corsi per 40 persone, altre 30 in lista di attesa


di Francesca Gonzato


BOLZANO. È la nuova frontiera dell’accoglienza. Impegnativa, carica di responsabilità e concreta. L’altra faccia del razzismo diffuso. Sono i tutori legali dei profughi minorenni non accompagnati. Viene definita «genitorialità sociale» e l’Alto Adige è all’avanguardia in Italia.

Sul giornale di ieri abbiamo raccontato l’appello dell’Assb ai bolzanini perché chiedano l’affidamento dei minori non accompagnati, ospiti delle strutture di accoglienza. La stima è di 348 stranieri soli sotto i 18 anni transitati dall’Alto Adige nel 2016. Accanto a queste importanti figure, ne servono altre. Si tratta dei tutori volontari, un ruolo recente, che può operare grazie a una legge ideata per gestire un fenomeno che, come ricorda la garante per l’infanzia e l’adolescenza Paula Maria Ladstätter, «ha numeri in crescita e tocca le figure più fragili dei richiedenti asilo, i bambini o ragazzi minorenni, che non hanno accanto i genitori, vanno accolti, difesi e seguiti».

I tutori volontari sono cittadini al di sopra dei25 anni, che dopo una formazione di sei ore, con il benestare del Tribunale dei minori, possono diventare la figura giuridica di riferimento dei piccoli profughi. I garanti per l’infanzia e l’adolescenza sono impegnati in tutta Italia nel lancio di questa figura e dei corsi di formazione.

Solo in Alto Adige e in altre due regioni sono partiti i corsi per i tutori. Nella prima settimana di luglio sono stati effettuati i primi incontri in italiano e tedesco, con 40 aspiranti tutori, rispettivamente 22 italiani e 18 sudtirolesi.

In ottobre si terrà la seconda tranche del corso in tedesco, mentre ci sono già altre 30 persone iscritte per iniziare la formazione.

Il tutore volontario, che opera a titolo gratuito, ha più funzioni, ricorda Paula Maria Ladstätter: si impegna per i diritti dei minori e contro le discriminazioni, promuove il benessere psicofisico dei giovani affidatigli, vigila sulle condizioni dell’accoglienza, sull’educazione e l’integrazione, la sicurezza e la tutela del giovane richiedente asilo. Amministra inoltre il denaro del minore.

La garante è più che soddisfatta. «Abbiamo avuto una risposta veramente buona e sorprendentemente variegata», racconta Paula Maria Ladstätter, «Si sono iscritte ai corsi persone di tutte le fasce sociali, età e provenienza geografica. Ci sono aspiranti tutori di Bolzano e dei centri principali, di paesi di montagna, della Pusteria e della Valle d’Isarco. Alcuni sono sposati altri no, hanno figli piccoli o grandi, lavorano o sono in pensione». Qual è la motivazione di base dei volontari? «Molte delle persone arrivate ai corsi ci dice “ho avuto molto dalla vita, voglio restituire qualcosa”. C’è molto forte la consapevolezza che nel drammatico fenomeno dei richiedenti asilo, i minori sono i più deboli tra i deboli». Il tutore non va confuso con il genitore affidatario. Non ospiterà i minori, ma li rappresenterà giuridicamente. Sul sito del Garante per l’infanzia le informazioni e i requisiti.

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