Il processo

Morti sospette per amianto, i periti scagionano l’Iveco 

Primi dati provvisori: gli accertamenti hanno evidenziato controlli costanti dell’aria negli anni. Gli ambienti di produzione sarebbero sempre risultati salubri. Udienza decisiva il 7 giugno 


Mario Bertoldi


BOLZANO. Gli accertamenti peritali non si sono ancora conclusi, ma sino a questo momento tutte le verifiche effettuate sulle iniziative prese nel corso degli anni dall’Iveco per garantire la sicurezza dei lavoratori da possibili contaminazioni da amianto, non lasciano dubbi. Quello che c’era da fare, fu sempre fatto e non venne omesso nessun tipo di intervento.

L’inchiesta condotta dai pubblici ministeri Andrea Sacchetti e Federica Iovene è in fase di conclusione. La prossima udienza, fissata per il 7 giugno, potrebbe essere decisiva. Come noto al centro del caso c’è il decesso per mesotelioma di quattro operai morti tra il 2018 e il 2020. Erano tutti ormai in pensione, ma con un lungo periodo lavorativo all’Iveco.

Entro l’inizio dell’estate, dunque, i periti nominati dal giudice delle indagini preliminari (l’ingegner Daniele Martelloni per la parte tecnica e il dottor Bruno Murer per gli aspetti medico-legali) dovrebbero consegnare il loro elaborato sulle possibili responsabilità colpose che però al momento non sembrano assolutamente delinearsi, posto che l’analisi di tutta la documentazione fornita dalla stessa Iveco ha evidenziato l’assoluta regolarità di tutti gli adempimenti effettuati nel corso degli anni a livello di sicurezza.

L’indagine punta comunque ad accertare la verità sulla morte di Stefano Del Bon, 59 anni; Armando Fontana, 80 anni; Gianfranco Leder, 68 anni e Luciano Bresadola di 82 anni. Si tratta di ex dipendenti deceduti in tempi relativamente ravvicinati (cioè gli ultimi due anni) per mesotelioma pleurico, un tumore ai polmoni molto raro che può colpire coloro che sono stati esposti alle fibre di amianto.

La malattia può colpire anche a 20-30 anni di distanza dall’esposizione al materiale cancerogeno. Dalla diagnosi alla morte può passare un anno, massimo due. È una neoplasia che colpisce la pleura e non lascia scampo. Ma è la tempistica con cui la malattia si sviluppa, a rendere spesso difficile dimostrare il nesso causale tra l’evento morte e l’esposizione all’amianto.

Le famiglie dei quattro operai deceduti stanno seguendo le fasi peritali con propri consulenti. Solo in caso di eventuale richiesta di rinvio a giudizio della Procura potranno decidere l’eventuale costituzione di parte civile. Nel frattempo, però, l’inchiesta ha portato all’iscrizione del registro degli indagati di otto dirigenti ed ex dirigenti dell’Iveco con l’ipotesi di accusa di omicidio colposo.

Sino ad oggi, però, i periti hanno potuto verificare che tutta la documentazione riguardante i controlli dell’aria nel corso degli anni all’interno della fabbrica hanno confermato l’assoluta assenza di parametri di allarme.

Le soglie di legge sull’eventuale presenza di polvere di amianto non solo non furono mai superate ma i valori rilevati risultarono sempre molto tranquillizzanti. Nel 2019 la Procura ha anche disposto il sequestro di motori, argani, impianti frenanti all’interno della fabbrica.

Tutto nel frattempo è stato bonificato ma il materiale è stato conservato per essere esaminato dai periti che stanno ancora verificare l’eventuale presenza di amianto nei locali di lavorazione e sulle apparecchiature di sollevamento e movimentazione meccanica (carriponte e montacarichi), nelle polveri depositate(ma i sistemi di frenata sono sempre stati per lo più elettrici) e nei veicoli prodotti a partire dagli anni ’60 ad oggi. Senza alcuna dati allarmante emerso.













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