Musica e poesie per Mariasilvia 

Il ricordo delle operatrici di Casa Margaret e Villa Armonia dove l’ex prof diventata clochard ha vissuto


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Davanti alla bara, in mezzo ai mazzolini di fiori, ci sono gli scaldamuscoli di lana rossi. Mariasilvia Spolato li portava sempre: estate e inverno. E l’hanno accompagnata anche, ieri, nell’ultimo viaggio. Assieme alla rosa bianca avvolta nella settimana enigmistica portata da una bolzanina che aveva visto spesso Mariasilvia, seduta su una panchina, alle prese con cruciverba e sudoku.

Nella sala del commiato sono arrivati in tanti per salutare - accompagnati dall’arpa di Gertrud Chiocchetti e dalle poesie lette da Dario Spadon - e soprattutto ricordare Mariasilvia, morta a 83 anni a Villa Armonia, la casa di riposo di viale Trento.

Una donna che ha avuto due “vite”. Figlia della buona borghesia padovana, laureata con il massimo dei voti in matematica, autrice di manuali per gli studenti pubblicati da Fabbri e Zanichelli, docente universitaria: fino all’inizio degli anni ’70 la sua era stata un’esistenza ricca di impegni e soddisfazioni. Poi, nel ’72, quando la società le sembrava pronta ad abbattere un antico tabù, la decisione di dichiaratasi ufficialmente lesbica. Una scelta la sua pagata a caro prezzo: licenziata dall’università, abbandonata dalla famiglia e dalla compagna, si era ritrovata all’improvviso sola. Qualcosa, allora, nella mente brillante di Mariasilvia Spolato si era rotto per sempre e lei aveva cominciato ad andare alla deriva. A Bolzano ci è arrivata probabilmente per caso nelle sue peregrinazioni in treno in giro per l’Italia. È così che aveva conosciuto Hilda Siller e suo fratello Sergio: lei impiegata alla biglietteria; lui ausiliario in stazione. Ieri per l’ultimo saluto c’erano entrambi: «L’ho conosciuta 30 anni fa - racconta Hilda -. Veniva a comprare l’abbonamento per andare a Bologna. Dormiva sui treni. Mio fratello a lei e agli altri disperati che vivevano sui vagoni, alla mattina preparava il caffè con la brioche». Un legame durato 30 anni conoscendo in realtà poco di quella donna che col passare del tempo aveva smesso di vagare in treno: «La domenica - ricorda - andavo regolarmente a trovarla alla casa di riposo e anche quest’anno il 26 giugno ho portato la torta e lo spumante per festeggiare assieme il compleanno. Peccato che di tutti coloro che in questi giorni si sono riempiti la bocca di parole, non si sia visto nessuno in questi anni».

Dopo un periodo a Casa Margaret, Mariasilvia viveva ormai da dieci anni a Villa Armonia. Quella era diventata la sua casa e ieri il personale della struttura che le è stato accanto fino alla fine, ha voluto esserci. «Ci siamo conosciute dieci anni fa - dice Lorena Turri che ha lavorato fino all’anno scorso a Villa Armonia -: era una persona molto particolare e non è stato facile conquistare la sua fiducia. Però piano piano ci siamo riusciti. Ha cominciato ad aprirsi e a raccontare qualche piccolo spezzone della sua vita prima. Nella sua camera c’era una montagna di libri: aveva perso tutto, non l’interesse per lo studio e la lettura».

Elena Zucchelli, psicologa a Casa Margaret e Villa Armonia, ha tracciato un ritratto di Mariasilvia, concludendo: «Ci hai insegnato a vivere con coerenza». Commosso il ricordo di Mimma Battisti: «Negli anni in cui ero assessora la incontravo tutti i giorni in piazza Walther. Mi aveva raccontato del suo passato di militante nel movimento femminista. Ma tante cose della sua vita le ho scoperte solo ora. Sapevo per certo che era una persona di grande cultura: assieme alla classica sigaretta, mi aveva chiesto un vocabolario di italiano e uno di francese». Mimma Battisti ha anche ringraziato il nostro giornale per averne raccontato la storia. Della vita “prima” di Mariasilvia hanno parlato Sara Degli Agostini di Centaurus e poi Enrico Oliari, presidente di GayLib. Degli Agostini ha raccontato dell’incontro con Mariasilvia, la clochard che nel suo passato aveva anni di battaglie per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali, e dell’ammirazione per quella donna che “ha pagato caro il coraggio di abbattere antichi tabù”. Quindi una promessa: “Proseguirò il tuo lavoro”. Oliari ha parlato di Spolato come di una delle “madri di un movimento che aprì il varco e che diede a molti e molte che verranno dopo l’esempio e la forza di portare avanti la lotta di emancipazione e libertà”. Una scelta che - come ha ricordato la cugina Mariabice Anselmi - le costò l’abbandono da parte della famiglia: «La sorella, laureata in fisica, non volle più vederla, arrivando a chiedere ai carabinieri di tenerla lontana da casa sua. Le nipoti si sono occupate dei funerali contro il volere del padre. Io stessa non sapevo più nulla di Mariasilvia da 40 anni». La cerimonia si è chiusa con una canzone cantata proprio da lei: «In occasione della Festa della donna le avevo chiesto di suggerirmi qualcosa - spiega il violinista Paolo Parmeggiani - e Mariasilvia si era messa a cantare l’inno delle femministe di via Pompeo Magno a Roma».













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