Nanga Parbat, impresa da incorniciare di Moro

La cima (8.125 metri) non era mai stata scalata nella stagione invernale L’alpinista bolzanina Tamara Lunger si è fermata a pochi metri dalla vetta


di Ezio Danieli


BOLZANO. Arrivati in vetta. Simone Moro, Alex Txicon e Ali Sadpara hanno raggiunto la cima del Nanga Parbat a 8126 metri di altitudine. L'unica che, insieme al K2, non era ancora stata scalata nella stagione più fredda. A confermarlo è il team dello stesso alpinista italiano con un post sul suo profilo Facebook. Tamara Lunger, la fortissima alpinista di Cornedo all'Isarco, si sarebbe invece fermata poco sotto la cima. Era stremata. Proseguire sarebbe stato un azzardo ed avrebbe messo in discussione tutta la spedizione. La scalata è stata realizzata in stile himalayano, un particolare stile di ascensione alpinistica effettuata allestendo campi intermedi tra il campo base e la vetta, con l'utilizzo di corde fisse e, se necessario, di bombole d'ossigeno. Per ultimo viene effettuato un assalto finale alla vetta partendo dal campo più alto. L'alpinista bergamasco, ma altoatesino d'adozione grazie al rapporto sentimentale con Barbara Zwerger, ha raggiunto alle 15,37 locali (le 11,37 in Italia) la vetta assieme allo spagnolo Alex Txicon e al pakistano Ali Sadpara dopo aver percorso la via Kinshofer lungo la parete Diamir. Non era mai accaduto che durante la stagione invernale la "killer mountain", come viene soprannominato il Nanga Parbat, venisse violata. L'altoatesina Tamara Lunger, compagna di spedizione di Moro, si è fermata sotto la vetta. Simone Moro, 48 anni esperto elicotterista, in invernale aveva raggiunto altri ottomila come il Makalu, il Gasherbrum II e lo Shisha Pangma. Nessuno come lui ha raggiunto il Nanga Parbat, nemmeno grandi alpinisti come Jerzy Kukuczka o Krzysztof Wielicki. L'italiano e i compagni di questa impresa hanno trascorso la notte al campo 4 a circa 7.200 metri di quota, mentre nella giornata di oggi è previsto il ritorno al campo base.

L'impresa di Simone Moro e degli altri alpinisti (compresa Tamara Lunger: sarà interessante sapere il motivo per cui è stata costretta a rinunciare alla vetta. Mariana Zanatta, la sua portavoce, ha dichiarato: "Non sono riuscita ancora a parlare con lei. Forse domani riuscirò ad essere più precisa) - è da considerare storica ed inserisce Moro fra i grandi dell'alpinismo mondiale. E' stata favorita dalle condizioni eccezionali meteo. Pur essendo pieno inverno, il clima non è stato così rigido da rendere impossibile la scalata. Non era troppo freddo, non c'era vento, e il tempo è stato bello per molti giorni. Nella cordata, c'era, per la prima volta, uno scalatore pakistano. È, questa, una novità che non è sfuggita agli esperti di montagna: in genere, sia gli sherpa nepalesi che i 'portatori' pakistani accompagnano gli alpinisti che poi danno la scalata alla vetta. Il fatto che questa volta ci sia stato un pakistano è un segnale di cambiamento della cultura locale, forse l'apertura di una nuova era fatta non più di sherpa e portatori, ma di vere e proprie 'guide alpine' del posto. Il Nanga Parbat si trova in Pakistan, è la nona vetta più alta del mondo con i suoi 8125 metri. Dopo l'Annapurna, è il secondo ottomila per indice di mortalità (rapporto tra vittime e numero di scalate tentate). Il tasso di morte è del 28%, cifra questa che ha meritato alla cima il soprannome di "montagna assassina". È considerato l'unico ottomila del Kashmir.

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