Niente domiciliari al "boia" di Bolzano Seifert: non sa dove andare

Misha Seifert resta nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, che è diventato per questo 86enne ex criminale di guerra nazista una specie di ospizio. ''Abbiamo chiesto la sospensione della pena, ma non ci è stata concessa", dicono i suoi legali



ROMA. Michel 'Misha' Seifert, meglio conosciuto come ''il boia di Bolzano'', non può andare agli arresti domiciliari - che a quanto pare il giudice sarebbe propenso a concedergli - perché non saprebbe dove scontarli.

E così resta nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, che è diventato per questo 86enne ex criminale di guerra nazista una specie di ospizio. ''Abbiamo chiesto la sospensione della pena, ma non ci è stata concessa. Sappiamo che la magistratura militare sarebbe però favorevole a concedergli gli arresti domiciliari. Il problema è che Seifert è indigente e gravemente malato e nessuno è disposto a farsi carico di una sua eventuale detenzione domiciliare'', dice all'ANSA l'avvocato Paolo Giachini, che assiste l'ex caporale delle SS ''a titolo umanitario''.

''Il fatto grottesco - aggiunge - è che l'Italia ha fatto tanto per ottenerne l'estradizione dal Canada, dove si trovano la moglie ed il figlio, e ora farebbe comodo a tutti rimandarcelo per scontare la pena, ma quel paese fa naturalmente di tutto per non riprenderselo''.

In questo ingarbugliato contesto, ''resta la vergogna - dice il legale, lo stesso di Erich Priebke - di un vecchio solo e malato, che aspetta di morire in una cella dove trascorre il tempo guardando il muro''.

Seifert - nato a Landau, in Ucraina - è stato condannato all'ergastolo per gli efferati crimini compiuti nei campi di Fossoli e di Bolzano. E' lui, stabilisce la sentenza, il sanguinario 'Misha' che con l'inseparabile 'Otto' (Otto Sein, 'irreperibile') seminò il terrore tra i deportati.

Secondo le accuse mosse a Seifert, almeno 11 internati del campo di concentramento sarebbero stati uccisi a pugni e a bastonate, dopo torture, oppure semplicemente lasciati morire di fame.

L'ex SS abitava in Canada, a Vancouver, dal 1951. Il 24 novembre 2000 venne condannato all'ergastolo dal tribunale militare di Verona, sentenza poi diventata definitiva. Il 15 febbraio 2008 è stato estradato in Italia.

''Seifert - dice l'avvocato Giachini - sta male davvero: non riesce a camminare, ha il diabete e ha subito un intervento al cuore. Ma e' soprattutto sul piano psichico che la sua situazione è preoccupante, perché soffre di fobie - una volta mentre guardava in tv un programma con la Carra' si e' messo a urlare dicendo che lo volevano ammazzare - e noi riteniamo che non sia capace di intendere e di volere''.

In carcere non ha restrizioni particolari, ''ma vive in una situazione di isolamento di fatto, anche perchè è semianalfabeta e biascica solo qualche parola di italiano. A causa della sua difficoltà a camminare vive praticamente sempre rinchiuso in cella''.

Insomma, ''uno stato di grave infermità fisica e psichica - sostiene Giachini - che avrebbe dovuto portare alla sospensione della pena, che però non è stata concessa. Sembra invece che il giudice sia favorevole agli arresti domiciliari, ma Seifert non sa dove andare. Servirebbe un luogo dove possa essere adeguatamente assistito, ma questo posto non c'è perché non c'è nessuno disposto a sostenere le spese e la legge non consente che queste siano a carico dello Stato''.

Secondo Giachini, ''resta un'ultima possibilità, quella di fargli scontare la pena a casa sua, come prevede una convenzione internazionale. Ma il Canada non ne vuole sapere''.













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