No al referendum sull'articolo 18, soddisfatta la Cna del Trentino Alto Adige
Corrarati: "Un esito contrario avrebbe significato un passo indietro nella certezza del diritto per le imprese che investono e creano occupazione"
BOLZANO. La CNA del Trentino Alto Adige esprime soddisfazione per il verdetto della Corte Costituzionale di inammissibilità del quesito referendario sulle modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori contenute nel Jobs Act.
“Un esito contrario - afferma Claudio Corrarati, presidente regionale di CNA - avrebbe significato un passo indietro nella certezza del diritto per le imprese che investono e creano occupazione. La CNA regionale auspica, inoltre, che l’ammissione del quesito sui voucher rappresenti l’occasione per accelerare quel processo necessario di revisione perché i voucher si confermino strumento per combattere il lavoro nero”.
Nella nostra Regione, oltre 2.000 persone al giorno lavorano con i voucher, in media per 4,4 ore al giorno, soprattutto nelle giornate di venerdì e sabato, in particolare per i settori turismo e commercio.
Il quesito sull'articolo 18 (forse il più sentito dai lavoratori) è stato ritenuto inammissibile, commenta invece il consigliere comunale di Bolzano Claudio Della Ratta (Psi).
"Se CGIL si fosse limitata a chiedere la reintroduzione del reintegro in caso di licenziamento illegittimo, così come in precedenza in essere, probabilmente il quesito sarebbe stato accolto. Ha voluto invece estendere la tutela alle aziende sopra i 5 dipendenti ed ha ricevuto un logico e forse ovvio rifiuto (con una proposta referendaria di questo tipo - abrogativa - che mira a ripristinare una situazione in essere in precedenza, non si dovrebbero poter proporre delle modifiche, e così è stato)".
Oltretutto, "personalmente, ritengo che in una piccola azienda il datore di lavoro sia legittimato a licenziare chi egli non ritenga consono al proprio business (i soldi sono i suoi e le eventuali perdite pure…) mentre diverso è il discorso per le grandi aziende, dove pochi amministratori delegati, che cambiano azienda ogni pochi anni (tra l’altro ricoperti di milionate di euro), decidono le sorti di numerose intere famiglie per ricavi effimeri e spesso senza una strategia a lungo termine (hanno l’obiettivo di ridurre i costi - che non sono loro ma della Società detenuta spesso da una proprietà “a scatole cinesi” - e non guardano in faccia nessuno, dato i dipendenti sono solo numeri)".
Insomma: "CGIL, hai voluto esagerare, ed hai perso. Molti di coloro che hanno firmato, io tra questi, non ero d’accordo alle tutele legate all’articolo 18 alle aziende “familiari”. Come dice un proverbio: “chi troppo vuole, nulla stringe”."