«Non è vero che odio gli italiani»

Da consigliere comunale Svp attaccò Magnago: «Odia le donne in politica»



BOLZANO. Eva Klotz è una donna che non ha paura di (quasi) niente. Nel 1983 ha lasciato la Svp sbattendo la porta. Poi ha fondato l’Union e ha risbattuto la porta, accusando Pöder di “essersi rammollito” (anno 2007). Ha fondato Südtiroler Freiheit, imbarcato Sven Knoll e picchiato come un martello sul suo vecchio “trip” dell’autodeterminazione, portando migliaia di persone a votare al referendum autoconvocato. Insieme a Messner, lei è uno dei pochi volti suditirolesi che ”buca” sotto Salorno. Adesso, dice, di voler mettersi da parte.

La lunga treccia corvina, velata qua e là di bianco, è in ordine, portata, come sempre, sulla sinistra. Look sobrio anche per l’addio al consiglio provinciale. Pochi fronzoli per la pasionaria. A 63 anni lascia la politica. «Si ricomincia sempre daccapo - sospira -, solo il buon dio sa come andrà a finire. Voglio stare accanto a Hans, ma continuerò a battermi per l’autodetereminazione». Lei e Hans Bachmann si sono sposati nel 2000. Un amore maturo, sbocciato dopo il primo matrimonio (finito male) con un dentista della Transilvania. Per la Klotz il personale è politico. Alle comunali del 2005, mette Hans capolista a Bolzano. Un mezzo fallimento (pochissimi voti) e un'imposizione che nel partito non piace. «Hans - si difende - fa politica per me, per amore. Chi sposa Eva Klotz, sposa la causa».

Già, la “causa”. La politica è entrata presto nella vita di Eva Klotz. «La mia infanzia è stata segnata dalle vicende di mio padre». Georg Klotz, il "martellatore" della Val Passiria, terrorista per lo Stato italiano, partigiano per i sudtirolesi, morto in "esilio" in Austria nel 1976. «Quando morì avevo 24 anni racconta -. Quel giorno decisi che avrei preso il suo posto. Così ho cominciato a far politica». Eva aderisce all'Heimatbund. Nel 1980 viene eletta in consiglio comunale a Bolzano. Con la Svp. «Da indipendente. L'unica donna in un gruppo di 11 uomini». E' la seconda per numero di preferenze. Ma il rapporto con la Volkspartei è conflittuale. Troppi compromessi. Lei vuole il referendum sulla autodeterminazione, non le vanno giù gli inciuci, il partito degli affari. È convinta che la Svp stia tradendo la memoria di uomini come suo padre. Magnago con lei non usa mezzi termini: «Eva è una donna impossibile, vuol sempre avere l'ultima parola...». Lei risponde dura: «Silvius è un antifemminista, detesta tutte le donne che fanno vera politica, ma lo rispetto perché almeno non ha mai rubato». Morale: nel 1983 si candida per il consiglio provinciale. Ma con l'Heimatbund. E ci entra sparata: 3.500 preferenze. Il primo giorno si presenta con i capelli raccolti a crocchia e il dirndl. E' un trionfo. Nasce il mito mediatico della "pasionaria". Della "dura e pura". Nel 1989 fonda l'Union, punto di riferimento di chi sogna il ritorno all'Austria. Klotz trova appoggi nei circoli della destra tedesca, raccoglie simpatie tra gli Schutzen. Alla metà degli anni Novanta ha un breve flirt con la Lega Nord. Ma poi manda al diavolo anche Bossi. Succede a Venezia, quando il senatur benedice l'ampolla del Po e dice che l'Alto Adige fa parte della Padania. Lei fa cenno di no con il dito, e se ne va. «Questo -non ha capito niente». Testarda, non abbandona mai il sogno di un referendum per la riannessione alla Vaterland. Si batte contro il bilinguismo precoce, la toponomastica italiana, i "relitti fascisti". Considera l'Italia una "nazione imperialista". «Per questo - proclama - non sposerò mai un italiano». Il famoso manifesto dell'Italia-cesso, è farina del suo sacco. Idem la famosa scopa che spazza via il “Trikolore”. Ma, Eva, è anche una donna capace di autoironia e di allacciare amicizie imprevedibili. Come quella con il «fascistone» Ruggero Benussi, il consigliere del Msi scomparso nel 2004, ex republichino e legionario Decima mas. Fecero comunella sui banchi del consiglio. Quando Benussi si ritirò dalla politica, lei per ricordo gli regalò una ciocca di capelli. Oggi precisa di "non odiare gli italiani".

«Io faccio solo una battaglia per la tutela di diritti del mio popolo». E ancora: «Alle elementari la mia maestra era un'italiana, le volevo molto bene. Un giorno volli farle un regalo, andai da mio padre, glielo dissi, e lui mi diede i soldi, sebbene fossimo poverissimi. Questo per dire che la nostra non è una battaglia contro le persone». Negli ultimi anni ha accentuato la critica al "sistema Svp". Ma poi è finita sotto il tritacarne dei vitalizi. Ha intascato l’assegno, zitta e mosca. E molti non l’hanno perdonata.

@lucafregona













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