«Non dobbiamo avere paura di fare una scelta» 

L’Obmann della Svp Achammer: «Mal di pancia sia sui Verdi che sulla Lega Preferisco avere più tempo ed evitare fratture. Soluzione tecnica? Non è esclusa»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. La prima seduta del consiglio provinciale si riunirà il 14 ottobre. I consiglieri hanno ricevuto ieri il preavviso di convocazione. Il primo passo politico sarà l’elezione del presidente del consiglio provinciale (lingua tedesca) e del vice italiano. Philipp Achammer come candidato è uno dei vincitori delle elezioni provinciali con le sue 33.288 preferenze (più 18.810 sul 2013). Come Obmann guida una Svp scesa ulteriormente (41,9%, meno 3,8%), che da sabato inizierà le consultazioni forse più difficili per la costituzione della giunta. Ne parla qui e ammette, «anche a costo di metterci più tempo, ma dobbiamo trovare la soluzione migliore». Migliore significa «che non ci condanni a cinque anni di litigi interni e instabilità».

Tra un paio di settimane si riunirà per la prima volta il nuovo consiglio provinciale. Immaginava che dalle elezioni sarebbe uscita una aula con queste caratteristiche?

«Così, no, lo ammetto. Immaginavo un ridimensionamento della destra sudtirolese, ma non certo che i Freiheitlichen si riducessero a un terzo degli eletti. Avevamo capito che il Team Köllensperger sarebbe andato bene, ma non “così” bene con sei eletti. Sarà un Consiglio diverso nelle fondamenta. Anche il gruppo italiano, che nel 2013 era sottorappresentato, è tornato a votare e sarà più forte (otto eletti, ndr)».

La destra tedesca si è ridotta a quattro eletti complessivi. Temi come la secessione o il doppio passaporto perdono di importanza?

«Il doppio passaporto non è stato al centro della campagna elettorale. Nel calo della destra pesano più fattori. Non voglio entrare nelle questioni interne di altri partiti, ma è palese che i Freiheitlichen abbiano pagato da un lato i problemi interni e dall’altro lato c’è stato il Team Köllensperger che ha raccolto le aspettative di novità di una parte dell’elettorato. Nel 2013 anche noi della Svp avevamo goduto dell’effetto novità, grazie al nuovo candidato presidente Kompatscher. Le elezioni si sono svolte sotto la cappa del caos romano e dell’instabilità europea: una situazione molto preoccupante, che ha spinto in nostro favore. La Svp come partito della stabilità».

La Svp è divisa sulle ipotesi di giunta: scegliere la Lega, il Pd con i Verdi o con il Team K accontenterà una parte di voi e renderà furiosi altri.

«Nel 2013 c’era una soluzione più netta. Questa volta no, perché la coalizione uscente non ha più la maggioranza. Gli scenari possibili sono due, come noto: una coalizione di tre partiti o la Lega. Essendo ancora un partito di raccolta, con opzioni diverse, esprimere ora una indicazione non sarebbe serio. La discriminante è costruire una maggioranza stabile».

Se la scelta politica tra Lega e Verdi si rivelasse troppo lacerante al vostro interno, potreste pensare a una soluzione più fantasiosa o tecnica?

«Non lo escludo, ma ci serve una maggioranza che sappia governare. Avere paura di prendere una decisione, sapendo che poi si litigherà per cinque anni... Non so se sarebbe la scelta giusta. Preferisco prendermi più tempo, piuttosto. Una scelta tecnica sarebbe possibile, se portasse a una situazione stabile».

Salvini è uno dei leader dell’onda sovranista europea. Come pensa che potreste superare questa differenza radicale tra voi e la Lega?

«Abbiamo messo in chiaro che trattiamo con gli eletti, non con Salvini e che si lavora per la maggioranza in Consiglio. Il capo delegazione è Bessone».

La Lega è la Lega.

«Qualche mese fa si diceva che eravamo avvinghiati al Pd, adesso che l’accordo con la Lega è scontato. Su alcuni temi, come l’autonomia, non avremmo problemi con la Lega, e il voto italiano è stato chiaro. Ma su altro il mal di pancia c’è. A partire dall’Europa, che ci ha dato così tanto. Di Bruxelles nella Lega dicono “me ne frego”. Quando si arriva lì, i problemi ci sono».

Ha detto «siamo ancora» un partito di raccolta: la Svp dovrà fare una scelta più divisiva rispetto al passato. Il vostro modello non tiene più?

«Al nostro interno ho detto che abbiamo la necessità di rappresentare i diversi gruppi di interesse. Ci serve un riequilibrio».

A favore di chi?

«Le elezioni hanno portato una forte rappresentanza dei contadini. È necessario un bilanciamento con l’ala sociale: abbiamo perso consenso nella fascia tra 30 e 44 anni: ci sono giovani che iniziano a costruirsi una famiglia, che provano a garantirsi una casa e che hanno paura di non farcela, di non partecipare a pieno titolo al “sogno sudtirolese”. Il riequilibrio serve nella struttura del partito e moltissimo nei contenuti: stipendi, sanità, casa, sono stati tra i temi più sentiti. Entro un mese presenterò la mia proposta al partito».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi

Attualità