Norme anti gioco d’azzardo: impacchettate le slot

«Abbiamo ormai superato oltre la metà degli accertamenti, prima della metà di gennaio passeremo alla fase due», dice il comandante dei vigili urbani Sergio Ronchetti


di Matteo Ciangherotti


BOLZANO. Sull'intestazione dell'artigianale foglietto di carta figura la fatidica data del 15 dicembre 2012. Termine entro il quale, secondo l'ordinanza emessa dal Comune di Bolzano, i bar e i pubblici esercizi che abbiano la sventura di risiedere nelle vicinanze di luoghi cosiddetti sensibili (scuole, ospedali etc.) devono rimuovere dalla vista dei propri clienti le famigerate macchinette mangia soldi. La tolleranza zero sulle slot machine, che deriva dall'attuazione della legge provinciale che ne ha limitato l'utilizzo, coinvolge circa 230 bar bolzanini. Così, tra chi se n'è già liberato e chi attende invece fino all'ultima giocata, sono tornati buoni i vecchi sacchetti neri della spazzatura. Un sacco in testa alle slot in attesa del funerale.«La ditta incaricata è già stata avvisata!!». «Materiale in attesa di essere rimosso».

Al bar «Margi» di Piazza delle Erbe ci hanno scherzato sopra e per non ingannare i giocatori che fino a ieri avevano popolato l'angolo delle monetine, e per non incorrere nelle ire funeste dei vigili urbani incaricati dei controlli, hanno segnalato a penna l'imminente sgombero delle macchinette.

«Abbiamo ormai superato oltre la metà degli accertamenti, prima della metà di gennaio passeremo alla fase due», fa sapere il comandante dei vigili urbani Sergio Ronchetti.

Intanto da domani parte l'obbligo di esporre nelle sale da gioco il materiale predisposto dalle singole Asl di competenza sui rischi del gioco patologico d'azzardo, come previsto dal decreto Balduzzi. L'Azienda sanitaria dell'Alto Adige ha preparato la documentazione in italiano e tedesco che è scaricabile sul sito internet da venerdì scorso.

Già un centinaio di bar hanno presentato ricorso contro la legge anti-slot. Il futuro legislativo della norma provinciale, già impugnata da Bolzano come da altri comuni, è incerto, visto che l’autonomia provinciale non ha poteri rispetto alla norma tutta europea sul libero esercizio e sulla libera concorrenza. L’individuazione di un raggio spaziale (300 metri) rispetto alla vicinanza con luoghi definiti sensibili, e cioè la limitazione del provvedimento a un’area e una situazione circoscritta, potrebbe, però, rappresentare un escamotage di successo.

Alcuni gestori si trovano, poi, in difficoltà rispetto ai contratti che avevano stipulato con le società incaricate delle distribuzione delle macchinette. La cessazione improvvisa dell’accordo, in alcuni casi, porterà, infatti, a un esborso da parte dei titolari dei bar che, quantomeno, avranno difficoltà a recuperare le quote di denaro versate in anticipo. «La norma doveva prevedere una più ampia finestra temporale», dice Mirco Benetello della Confesercenti.

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