Novembre 1966, travolti dall’alluvione

Case crollate, 5 morti, fiumi straripati, ferrovia interrotta. Bolzano: il sindaco consigliava di bollire l’acqua prima di berla


di Valeria Frangipane


BOLZANO. Novembre 1966. Si rompono gli argini e mezza Italia finisce sott’acqua. Firenze è l’emblema del disastro e della devastazione. Trento è allagata. L'Alto Adige viene colpito da piogge che seminano morte e distruzione (da allora la provincia si doterà di un Piano di gestione del rischio alluvione).

L'Alto Adige di sabato 5 novembre 1966 titola «Maltempo: l’Italia sconvolta. Più di dieci morti in Trentino, quattro in Alto Adige. Interrotte la ferrovia e la strada del Brennero». Più avanti - a pagina 5 dello stesso giorno - un primo resoconto dei danni: «L’Alto Adige sconvolto dall’acqua. Ventiquattr’ore di pioggia ed il maltempo hanno fatto ripiombare la provincia di Bolzano nella drammatica situazione già vissuta ad agosto 1966. Ed ora ci sono anche morti e feriti».

Il bilancio del disastro è pesante.

«Interrotta la linea ferroviaria del Brennero, della Pusteria, la linea che porta a Merano ed a Malles. Interrotte la strada nazionale del Brennero, dello Stelvio, della Pusteria e non meno di quindici strade provinciali. Quattro vittime tra Val d’Ultimo, val Passiria, a Meltina. Ottocento viaggiatori bloccati nelle stazioni di Vipiteno e Colle Isarco. Pericolo a Cardano. Allagato il Lido di Bolzano. Bolzano senza luce per un’ora a causa di un corto circuito. Campagne allagate tra Laives e Bronzolo».

E siccome in Alto Adige gli anni Sessanta sono quelli bollenti, delle bombe, sul giornale si legge anche «ed in più occasioni si è temuto che certi guasti fossero stati causati dagli attentati».

Case crollate a Laives.

Il bilancio del 5 novembre è pesante. «Case crollate a Laives e Perca». Il rio Vallarsa, a Laives, porta la devastazione che vedete nella foto accanto (per concessione dell’Agenzia per la Protezione Civile della Provincia): due case ed una segheria vengono spazzate via.

I Piani allagati. A Bolzano il rione dei Piani - prima completamente sott’acqua - pian piano la vede defluire. «Il rione cessa di essere un’isola. L’acqua è scomparsa dal sottopasso di via Macello. Si lavora al sottopasso di ponte Loreto dove gli operai oltre che con l’acqua si trovano a fare i conti con uno strato di melma altri più di 30 centimetri. Tamponate le infiltrazioni dell’Isarco in viale Trento da parte del Comune e del Genio civile». Ma i problemi restano.

Emergenza acqua potabile. «L’ufficiale sanitario - si legge - raccomanda agli abitanti della zona ad Est del Talvera (centro storico, Piani, Rencio, Santa Maddalena, Santa Giustina e Costa) di bollire l’acqua prima di berla. Si sono - infatti - verificate delle infiltrazioni di acqua superficiale a livello del pozzo di Cardano». Un’ordinanza del sindaco precisa che il cessato allarme idrico verrà dato con apposito annuncio in radio e sui giornali.

Cinque vittime. Sale da quattro a cinque il numero delle vittime: ai due carabinieri di Moso in Passiria (morti asfissiati dalle esalazioni di una stufetta a gas a Malga Belprato dove si erano rifugiati per sfuggire alla tormenta di neve), all'operaio ucciso ad Ultimo ed al contadino travolto a Meltina si aggiunge un uomo di 47 anni travolto dalla sua casa a Perca».

Se l’Alto Adige è devastato, Bolzano se la cava meglio. «Bolzano è intatta - titola il giornale di martedì 8 novembre - ma attorno crolli e interruzioni. Isolata la Val Sarentino, Nova Levante e Nova Ponente». Nella pagina a fianco si stila un primo bilancio: «Cinque miliardi di danni. Si ritiene che il Governo varerà una legge simile a quella approvata per Salerno nel 1955».

E intanto la situazione torna lentamente alla normalità. «Ortisei rimasta senza luce per 24 ore è stata ricollegata alle linee. Ancora senza luce Solda, Stelvio mentre mancano completamente notizie di Corvara e di molti altri centri della Val Badia». Il 9 novembre la linea ferroviaria del Brennero è ancora interrotta ma si viaggia lo stesso a suon di trasbordi».

L’appello del vescovo. Lo stesso giorno sul giornale si legge del cessato allarme per l’acquedotto di Bolzano mentre il vescovo monsignor Gargitter lancia un appello per aiutare i sinistrati: «La nostra solidarietà non deve limitarsi a parole di compassione ed alla preghiera. Vogliamo bensì venire incontro anche con un aiuto materiale per alleggerire i bisogni della popolazione ...».

Arriva il ministro. Poi scatta la ricostruzione e così il 15 novembre il ministro dell'Interno Emilio Taviani sorvola la provincia in elicottero ed in particolare la Val Badia, la Gardena e la Val d'Ega. Il giornaletitola: «Riunione a Palazzo Ducale, per predisporre gli interventi più urgenti. Il problema della stagione invernale da salvare e delle varianti».

Arriva Saragat. Mercoledì 16 novembre arriva in regione il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat che visita Trento e sorvola Belluno, Treviso e Venezia. L’Alto Adige di giovedì 17 novembre annuncia che le tasse aumenteranno del 10% per sovvenzionare la ricostruzione: «Lo stanziamento è di 455 miliardi».

Magnago al vertice con Moro.

Il 21 novembre arriva a Trento il presidente del Consiglio dei ministri Aldo Moro per un vertice in Regione con gli amministratori nel corso del quale il presidente Silvius Magnago fa il punto dei danni e delle operazioni di ricostruzione. «Hanno presentato a Moro il conto dell’alluvione», titola il giornale. Ed il conto è di 60 miliardi di lire.













Altre notizie

Attualità