L'INTERVISTA

Oberrauch: "Attentila crisi non è finita"

Il presidente di Assoimprenditori frena gli entusiasmi legati alla ripresa


Mirco Marchiodi


BOLZANO. Tremila posti di lavoro persi un anno. Ma anche un Pil che doveva crescere dell’1,5% ed è rimasto appena positivo, le esportazioni calate del 20% e il numero delle imprese in calo in tutti i settori. Dopo l’allarme lanciato dai sindacati, arriva l’avvertimento del presidente di Assoimprenditori Christof Oberrauch: «Non è vero che la crisi ci ha solo sfiorato. Ci ha colpito in pieno, solo che abbiamo resistito meglio di altre realtà. Alla Provincia chiedo soprattutto una cosa: deve rendersi conto che questa crisi continuerà anche l’anno prossimo. Dobbiamo restare in guardia, guai se molliamo la presa. I primi contraccolpi arriveranno dopo le feste, quando molte imprese saranno costrette a mettere in mobilità i loro lavoratori perché il periodo di cassa integrazione è finito. La politica deve capire che aiutare le aziende oggi a mantenere i posti di lavoro è molto più conveniente che sostenere domani tutti quelli che rischiano di perdere l’occupazione».
 Da buon imprenditore, Oberrauch è pronto a rimboccarsi le maniche in prima persona: «L’economia farà la sua parte. Quest’anno è stato un anno di grandi cambiamenti, ai vertici di molte delle nostre associazioni c’è stato un ricambio generazionale, a partire dalla Camera di Comercio dove Michl Ebner ha preso il posto di Benedikt Gramm. Anch’io mi appresto a cedere il testimone a Stefan Pan, e sono orgoglioso che il mio successore sia uno dei miei vicepresidenti. Ma fino all’ultimo giorno lavorerò per l’associazione e le nostre aziende. Poi toccherà ad un presidente nuovo, giovane e aggressivo».

di Mirco Marchiodi
 Presidente Oberrauch, nonostante le previsioni nere, nel 2009 l’economia altoatesina ha tenuto.
 
«Io ricordo che le previsioni parlavano di una crescita del Pil dell’1,5%. Alla fine abbiamo raggiunto appena lo 0,3%. Questo per dire che non è vero che la crisi non ci ha colpiti».
 Però la situazione è meno drammatica rispetto ad altre realtà.
 
«Questo è vero. Ma un conto è dire che stiamo bene, un altro che stiamo meno peggio di altri».
 La crisi ha colpito soprattutto l’industria.
 
«Purtroppo. Penso all’automotive, che è un comparto che in Alto Adige dà lavoro a tremila persone. Ma anche all’edilizia oppure ai trasporti, dove i cali sono stati addirittura del 70%».
 Tutti però dicono che il 2010 sarà l’anno della ripresa. Non è d’accordo?
 
«Credo anch’io che ci sarà una crescita. Ma se certi settori metteranno a segno un aumento del 25% dopo aver perso il 50-70%, questo non significa essere fuori dalla crisi. Solo quando torneremo sui livelli del 2007 o di inizio 2008 potremo parlare veramente di ripresa».
 Insomma, tutto nero?
 
«Se alcuni settori sono andati male, e purtroppo una delle nostre aziende associate, la Valbruna, ha risentito doppiamente della crisi per il calo sia dell’edilizia che dell’automotive, altri sono riusciti a resistere e anche a crescere. Anche nell’industria, come dimostrano le imprese dell’alimentare o dell’information technology».
 Le piccole imprese si sono molto lamentate con le banche. E quelle grandi?
 
«In Alto Adige le banche locali hanno fatto il loro dovere e molte aziende hanno potuto ristrutturarsi proprio grazie al loro aiuto. I crediti sono stati maggiori rispetto al passato, ma più selettivi. La verità è che a mancare non è la liquidità, ma le garanzie. Per questo chiediamo alla Provincia di intervenire su questo livello, sfruttando il suo rating “AAA”».
 La Provincia si lamenta perché è l’economia a non volere il Confidi unico.
 
«In teoria il Confidi unico è una buona idea. In pratica bisogna trovare un equilibrio tra i settori. Noi abbiamo accantonato 20 milioni, altri consorzi nulla. Se vale il principio una testa un voto, rischiamo di essere penalizzati. Siamo per unire le forze, ma solo se ai nostri associati continueranno a essere garantiti i finanziamenti».
 Come valuta il primo anno di attività della Business Location Südtirol?
 
«Sui terreni in via Einstein ha lavorato bene. Impossibile invece dare un giudizio sul compito principale, quello di attirare imprese in Alto Adige. In questo anno di crisi era difficile riuscire a far investire a Bolzano».
 Poche imprese che arrivano, Speedline e Dupont che hanno chiuso: non sorprende che nel Puc bolzanino siano previsti pochi spazi per le imprese.
 
«Allo sviluppo urbanistico della città vogliamo partecipare anche noi. Abbiamo dato un contributo importante, ma vedo che i partiti litigano su aspetti poco importanti. Invece di discutere sullo sviluppo del capoluogo, su dove intendiamo andare, siamo fermi a contrattare su quantio alloggi servono».
 La zona industriale ha un futuro?
 
«Certo. Non è questione di zona, ma di imprese. La Speedline a Bolzano non aveva nessun vantaggio, ma un’azienda come l’Iveco si sta sviluppando benissimo».
 Che tipo di imprese servono a Bolzano?
 
«Dobbiamo sviluppare i nostri vantaggi competitivi. Abbiamo personale che si fa pagare di più, ma che è anche più preparato. Dobbiamo puntare su questo, sulle attività in cui contano il cervello, la qualità, la tecnologia».
 Eppure gli investimenti in ricerca e sviluppo non decollano. Di chi la colpa?
 
«Il fatto è che il nostro tessuto imprenditoriale è fatto di tante piccole imprese. A questi livelli si fa fatica a innovare. Alla politica chiedo di lasciare più libertà alle imprese: l’innovazione la si fa in azienda».
 Quali sono le altre priorità politiche?
 
«Sicuramente la semplificazione burocratica. Se si riuscirà a ottenere una riduzione del 20%, così come annunciato dalla Provincia, siamo più che contenti. Poi ci sono le infrastrutture: bene l’A22, il tunnel di base ormai è avviato, mentre manca ancora qualcosa all’aeroporto».













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Davide Pasquali

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