Oberrauch: «Decathlon? Non abbiamo paura»

Il giovane Jakob guida “Sportler” da un anno: «La concorrenza è stimolante» Poi i nuovi obiettivi: «Siamo montanari e investiamo soprattutto nel Nord Italia»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. La nuova generazione Oberrauch vede la concorrenza che cresce al Twenty e dice: «Bene». Come bene? «È un'opportunità per migliorare. E per Bolzano». Avere Sportler e anche Decathlon ecco il mondo che ci aspetta. E dice: «Finalmente». Ma i nuovi contratti di lavoro sempre più diffusi? Part time, domeniche, commessi 2.0...«Non conosco i loro schemi contrattuali ma dico: nel breve, deroghe e tempo determinato possono essere economiche. A lungo termine no. Il nostro modello è dare certezze. Anche perché i consumi si nutrono di certezze...». Jakob Oberrauch ha 26 anni. È figlio di Georg, il pater familias. Suo zio è Heiner. Da un anno si è preso Sportler, uno dei rami strategici della corazzata Salewa. Il suo passo, dopo quello dei capitani, è quello dei tenenti coraggiosi. Il Twenty 2, quindi, non è il babau. Se poi, come Sportler, hai fatto nascere 20 punti vendita più altri 14 negozi moda in Italia e sfidi il mercato, non puoi non accettare poi le sfide in casa tua.

Che dice di Podini?

«Bravo. Era ora che si facesse qualcosa di innovativo. Lo dico perché da noi la politica ha sempre frenato certe iniziative».

Quale politica?

«In generale. Non voglio entrare a piedi uniti su questo o quel partito ma c'è una convinzione diffusa, qui a Bolzano, che le cose debbano stare sempre come sono sempre state».

Ma non è quello che dite voi «Laubenkönig», i signori dei Portici....

«Ma no, prego... Questa è una malignità mediatica. Non ci sono re. Io sono per la concorrenza, perché anch'io la propongo. Ormai in Alto Adige non facciamo neppure la metà del nostro fatturato. Sarei un pazzo se chiedessi concorrenza per crescere e poi bloccassi le crescite altrui».

Ma allora, tutto quel putiferio contro Benko? Anche da parte della sua famiglia...

«Quello è un altro discorso».

Ma è sempre concorrenza...

«Diverso. Prima di tutto il Twenty è in Zona e non in centro. Non si sovrappone. Poi Podini è un bolzanino».

Ma in Europa non ci sono più stranieri, Benko è austriaco...

«Ma con Podini tutto resta in Alto Adige. Tasse, investimenti, assunzioni. È giusto tutelare il lavoro nel territorio».

Ma questo si chiama protezionismo.

«No, si chiama garanzia».

Non avete paura di Decathlon, voi di Sportler?

«È il mercato. Vediamo chi sarà il più bravo. E poi spesso Decathlon è arrivato prima di noi nelle città dove poi ci siamo installati coi nostri punti vendita. A Bolzano, è invece Decathlon che è arrivato dopo. Vediamo».

Quindi nessun allarme concorrenza?

«Nessuno».

In questi centri commerciali c'è molto precariato...

«Immagino ci siano contratti atipici all'inizio, penso deroghe. Ma non conosco la situazione. Solo per sentito dire, quindi taccio. Dico che, economicamente, certi contratti di lavoro sono favorevoli nel breve periodo, nel lungo no. Relazioni stabili, lavoro a tempo indeterminato creano legame tra lavoratori e azienda, producono qualità. E certezze. E dunque famiglie che possono programmare. Come noi».

Progetti?

«Sono appena tornato da Treviso. Ristruttureremo un punto vendita molto grande. Almeno 5mila metri quadri».

E la novità?

«Un centro bici di 2mila metri quadri. Il primo in assoluto, anche per la concorrenza».

E qui?

«Abbiamo appena riqualificato il negozio di piazza Municipio ma ci muoviamo fuori».

Dove?

«Soprattutto nel Nord Italia. Noi siamo montanari, specializzati in trekking, arrampicata. Prima di scendere ci pensiamo, anche se le opportunità sono forti da Bologna e Firenze in giù».

Quindi?

«Ci prepariamo».

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