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Oberrauch: «Servono case per attirare lavoratori da fuori» 

Le preoccupazioni del presidente di Assoimprenditori: «La situazione sta diventando sempre più pesante». A breve in pensione i figli del baby boom. «Difficile sostituirli, per il costo della vita e perché i giovani certi lavori non li fanno» 


Antonella Mattioli


BOLZANO. «La situazione è già pesante oggi; nel giro di qualche anno sarà tragica. Stanno andando in pensione i figli del baby boom degli anni ’60: figure difficili da sostituire, perché i giovani certi lavori non li vogliono più fare. Ci sarebbe chi arriva da altre regioni o da altri Paesi, dove l’offerta scarseggia, disposto a trasferirsi qui. Ma rinuncia quasi subito perché il costo della vita è troppo alto. A partire dagli alloggi».

Heiner Oberrauch, presidente di Assoimprenditori e fondatore del gruppo Oberalp, guarda con forte preoccupazione a quello che è un problema generalizzato - la difficoltà a trovare personale che cresce man mano che aumenta il livello di specializzazione richiesto - acuito in Alto Adige dal costo della vita.

Il problema riguarda ormai tutti i settori: dall’industria all’artigianato, alla sanità. Sull’edizione di ieri dell’Alto Adige abbiamo raccontato l’emergenza al Pronto soccorso del San Maurizio: mancano 7 medici su un organico di 25. I medici sono ricercati a livello europeo e potendo permettersi di scegliere, nella stragrande maggioranza dei casi, vanno dove non serve l’attestato di bilinguismo e trovare un alloggio in affitto non è un’impresa impossibile.

Le conseguenze di questa situazione riguardano anche le farmacie comunali: quella di piazza Domenicani è chiusa dall’inizio di marzo fino a fine mese.

Il motivo è sempre lo stesso: non si trovano farmacisti. Il concorso è ancora in corso, ci sono quattro-cinque domande, ma è difficile che si riesca a riaprire entro maggio.

Presidente, come si esce da una situazione che riguarda ormai tutti i settori: dall’economia alla sanità, al sociale?

Bisogna agire prima possibile e su più fronti proprio per la complessità della situazione. Innanzitutto Provincia e Comuni devono comprendere che è urgente intervenire. Servono innanzitutto alloggi.

Detta così sembra semplice.

Nulla è semplice però bisogna fare. Senza andare a consumare verde, ci sono una serie di caserme vuote, che aspettano solo di essere utilizzate. La Provincia deve accelerare le trattative in corso con il Demanio militare. Lo stesso dicasi per l’areale ferroviario: lì si potrebbero edificare centinaia di alloggi. Purtroppo però è tutto fermo. Lavoratori da fuori non arrivano in Alto Adige, se non siamo in grado di offrire loro un alloggio a prezzi accessibili.

Lei nella sua azienda come fa?

Premesso che c’è una lotta per accaparrarsi i talenti, a chi arriva in particolare da fuori, mettiamo a disposizione l’alloggio. Ne abbiamo in città e stiamo costruendo due case a Ponte Gardena.

Offrite gratis questi appartamenti?

Non gratis, ma con uno sconto del 30% su quello che è il canone di mercato.

Nel giro di qualche anno andranno in pensione i figli del baby boom degli anni ’60, come si sostituiscono?

Anche qui servono più azioni. Innanzitutto a mio avviso c’è da fare una riflessione sulle norme che regolano le pensioni. Attualmente si lavora fino a 67 anni al 100 per cento; poi, dal giorno in cui si va in pensione, zero. Data la situazione, si potrebbe pensare che uno possa continuare a lavorare anche dopo volendo, ma al 70 o al 50 per cento.

In questo modo però i giovani non cominceranno mai a lavorare.

Lo ripeto, molti tra i nostri giovani certi lavori non li vogliono più fare.

Li faranno - come sta già succedendo - coloro che arrivano da altri mondi.

Certo, però anche qui c’è da fare un discorso di carattere sociale. Nel senso che non possiamo poi lamentarci che ci sono troppi immigrati da Paesi extra europei ma anche europei. Oltre a questo c’è un’altra parte della società da valorizzare di più.

Che sarebbe?

Le donne hanno grandi potenzialità, ma servono più servizi per consentire loro di lavorare anche quando hanno bambini piccoli da crescere.













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