Omicidio Hilber: moglie e amante pianificarono il massacro via sms

Gli inquirenti hanno recuperato il testo di e-mail ed messaggi con cui venne concordato il piano La meranese Tanja Burger ed il suo amico tedesco negano ancora ma rischiano l’ergastolo


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Ora la meranese Tanja Burger rischia concretamente l’ergastolo. I magistrati tedeschi che indagano sull’omicidio dell’altoatesino Peter Hilber hanno agli atti la prova che l’uomo è stato assassinato e che il suo omicidio sarebbe stato programmato per l’appunto dalla moglie Tanja e dal suo amante germanico di 43 anni. Entrambi sono in carcere (senza alcuna possibilità di contatto) e continuano a negare ma la loro posizione processuale da qualche giorno non può che essere definita disperata.

In effetti i periti della «Kriminalpolizei» tedesca hanno individuato comunicazioni elettroniche tra i due indagati dal contenuto inequivocabile. Sembra incredibile ma i due amanti, accecati dal progetto di eliminare fisicamente una volta per tutte il marito di lei, avrebbero commesso errori a dir poco grossolani. In effetti nelle memorie dei computer sequestrati nelle abitazioni di due indagati e negli archivi elettronici dei telefonini sono state trovate decine di email e messaggini sms in cui risulterebbe che i due amanti hanno pianificato nei minimi dettagli l’assassinio di Peter Hilber. Una fine progettata dimostrando anche una buona dose di crudeltà.

In effetti, così come emerso anche dalle analisi di laboratorio su reperti organici della vittima, l’altoatesino Hilber sarebbe stato narcotizzato utilizzando un potente anestetico per poi essere massacrato con un corpo contundente non ancora individuato con sicurezza e poi gettato ormai morente in un dirupo nei pressi della cittadini di Spiss, nel Tirolo austriaco.

Gli inquirenti dicono di essere certi che l’omicidio sia stato compiuto in terra tedesca, dunque il processo a carico di Tanja Burger e del suo amante si svolgerà in Germania. L’inchiesta è stata curata dalla Procura di Ravensburg. Nel carcere della stessa città è rinchiuso al momento anche il germanico di 43 anni accusato del delitto mentre la meranese Tanja Bruger è in cella ad Ulm. Come detto entrambi continuano a negare.

In Italia il caso è stato seguito dal sostituto procuratore Donatella Marchesini. A portare in carcere i due presunti amanti diabolici è stata proprio la perfetta collaborazione tra le magistrature italiana, austriaca e tedesca. Il titolare dell’inchiesta (il procuratore di Ravensburg Karl Josef Diehl) ritiene che i nuovi elementi d’accusa acquisiti abbiano ormai chiuso il cerchio. E’ probabile che il processo a carico della donna di Merano e del suo amante si svolga entro l’anno. I tempi ed il rigore della giustizia tedesca sembrano lasciare poco spazio alle istanze della difesa. L’accusa è di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione e della crudeltà. Secondo la Procura di Ravensburg i due amanti avrebbero pianificato il delitto con estrema determinazione e lucidità. Tra il resto, secondo l’anatomopatologo di Innsbruck (che effettuò l’autopsia) l’uomo sarebbe stato dapprima narcotizzato (come detto con un potente anesteti co), poi ucciso a colpi di pietre e bastonate, quindi gettato (ormai in coma ma ancora in vita)nel dirupo nei pressi della cittadini di Spiss, sul versante austriaco del passo Resia. Sulla base anche del contenuto di alcuni messaggini recuperati dalle memorie telematiche, gli inquirenti sono convinti che l’omicidio è stato compiuto nei pressi di Friedrichshafen, la piccola città sul lago di Costanza dove l’altoatesino Peter Hilber (che aveva 40 anni) viveva da qualche tempo. Furono proprio le dichiarazioni della moglie (che agli inquirenti parlò della visita di un fantomatico amico del marito e di essere stata misteriosamente narcotizzata) a provocare i primi sospetti tra gli inquirenti.

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