«Ora basta fast-food» Meglio pasta e ceci e un bicchiere di vino 

I consigli del dietologo Lucchin in una cena-conferenza al Cittadino: «Dobbiamo mangiare come i nostri nonni»


di Angelo Carrillo


BOLZANO. Lo spezzatino con le patate? Piatto di stagione completo e perfetto esempio di dieta mediterranea. La pasta e fagioli? Idem, così come il minestrone di verdure e legumi con la pasta, possibilmente integrale. Ideale proprio in questo avvio della stagione invernale. Tre luminari si sono dati appuntamento nei giorni scorsi presso il circolo cittadino di Bolzano per raccontare la dieta mediterranea, e soprattutto per sfatare miti e leggende che in tempo di internet e social media pullulano e prosperano.

Così, dopo una prolusione del professor Giorgio Dobrilla sulle fake news presenti e passate, e l’imperdibile racconto dell’ex presidente di Altroconsumo Marino Melissano che ha spiegato le modalità per non incorrere in errori nell’acquisto di prodotti come olio e vino analizzando la normativa europea la lettura delle etichette, il professor Lucio Lucchin, professore di dietetica e nutrizione clinica all’ospedale di Bolzano ha illustrato gioie e dolori della citatissima (ma in realtà poco conosciuta) dieta mediterranea, bene prezioso sì, tutelato «come patrimonio culturale intangibile dell’umanità», ma sempre più lontana dalle abitudini e dalla pratica della popolazione italiana e non solo.

«Si tratta di un mito che riempie la bocca, ma non i palati» ha infatti spiegato Lucchin. Riconosciuta dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità dal 2010, dimenticata da molti, tanto che viene da chiedersi: «Vale ancora quanto asseriva Feuerbach, che l’uomo è ciò che mangia?».

Le ricerche hanno infatti rilevato che solo il 40 percento della popolazione sa cos’è la dieta mediterranea, e meno del 20 percento la pratica.

«Negli ultimi anni - spiega Lucchin- ci siamo sempre più allontanati da questa concezione, che, più che dieta, tendeva a promuovere l’interazione sociale, grazie ad un pasto consumato in comune e si fondava sul rispetto del territorio e della biodiversità, garantendo lo sviluppo delle attività tradizionali nelle comunità mediterranee. Milioni d’italiani affermano di conoscerla, ma ad una verifica solo il 20% ne fornisce una definizione corretta e solo 10-15 su 100 la praticano realmente».

La dieta mediterranea, infatti, è uno stile di vita innanzitutto frugale, un elemento relazionale e culturale, di condivisione e di appartenenza, come ha spiegato Lucchin. «È un modello alimentare sano ed equilibrato, basato su un consumo diversificato e bilanciato, che aiuta a prevenire le principali malattie croniche».

Ma in cosa consiste? «Cereali, meglio se integrali (pane e pasta), verdure, frutta fresca e secca, spezie, legumi, olio d’oliva e vino, sono gli alimenti base della dieta mediterranea». Pesce, carni preferibilmente bianche e derivati e latticini, assunti con moderazione. Oltre ciò, la dieta mediterranea garantisce l’equilibrio tra natura e uomo, grazie all’impiego di risorse naturali, al rispetto della stagionalità e della biodiversità. «All’opposto, fast food, junk food, stanno prendendo sempre più il sopravvento, soprattutto tra i giovani italiani e questo si collega all’aumento di patologie dismetaboliche, al sovrappeso e all’obesità giovanili. Riappropriamoci, perciò, di ciò che è nostro fin dall’antichità». La dieta mediterranea originariamente nasce dalla mezzaluna fertile «ed ovviamente non c’è una sola dieta mediterranea ma ne esistono almeno 12 o 15 varianti. In esse confluiscono vari elementi, tra cui, fondamentale anche lo stile di vita».

Il rispetto dei bioritmi, con il ciclo giorno e notte ed anche la cultura della convivialità («un tempo rappresentato dal pasto della domenica, anche in trattori»), il rispetto della stagionalità, e persino la siesta pomeridiana. «Quando i contadini nelle ore più calde facevano un riposino».

Uno stile di vita rappresentato da tre piante: l’ulivo, il grano e la vite: «Perché un bicchiere di vino a pasto se gradito (possibilmente rosso) e uno al giorno per le donne, aiutano addirittura a vivere un po’ più a lungo, come hanno dimostrato alcuni studi di confronto con chi è astemio».

Ma soprattutto, ha sottolineato il professor Lucchin, moderazione. Insomma mangiare poco, ma buono.

Dalla teoria alla pratica, lo chef del Cittadino Flavio Pasquali su indicazione di Lucchin ha preparato un menù composto come primo piatto da un minestrone a due cereali integrali, farro e orzo, con tre legumi, poi come secondo una varietà di verdure dei cinque colori che vanno assunti nell’arco della settimana con un esempio per ciascuno (dal sedano rapa, alla carota al pomodoro) con della carne bianca (il tacchino) e per finire una pera e 30 grammi di frutta secca ideale per prevenire malattie cardiovascolari. Non poteva mancare un bicchiere di vino rigorosamente rosso per una cena sostanziosa di circa 700 calorie.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità