Organici bloccati, la rabbia dei docenti

I professori: «Settimana corta, la Provincia ammetta l’errore». Gli assessori: «Impossibile assumere in questo momento»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Organici carenti - soprattutto nella scuola italiana, cresciuta di 1.100 alunni in 3 anni - settimana corta e orari di lavoro: sono questi i temi che stanno a cuore agli insegnanti altoatesini, i cui delegati sindacali hanno partecipato ieri all’assemblea provinciale della Cgil. Il fatto che fosse un appuntamento importante, dopo gli scioperi dello scorso anno e le recenti proteste, è testimoniato dalla presenza di ben tre assessori provinciali: i due alla scuola Christian Tommasini e Philipp Achammer e l’assessore al personale Waltraud Deeg. Ma la risposta è stata secca e univoca: «Di questi tempi è già un successo essere riusciti a difendere i posti esistenti, mentre nelle altre ripartizioni il taglio sarà del 3%».

L’affondo dei docenti. La segretaria provinciale uscente Sabine Giunta non si è fatta intimorire e ha messo sul piatto una serie di richieste legittime e fondate: «Ma come si fa a non chiamare taglio un organico docenti bloccato da anni a fronte di una continua crescita degli alunni? Il tutto mentre aumenta la complessità legata all’inclusione delle differenze: penso agli alunni con bisogni educativi speciali, con disturbi di apprendimento e con cittadinanza non italiana, che sono sempre di più». Le scuole secondo la Giunta non sono più in grado di svolgere il loro lavoro. «Non è tollerabile che ci siano ancora dei numeri magici definiti anni fa che condizionano le pari opportunità tra gruppi linguistici». Con 1840 insegnanti il sistema scolastico italiano si trova, e non da ieri, in uno stato di sofferenza. Dure critiche anche sull’orario di lavoro: «Non possiamo e non vogliamo veder aumentare i nostri carichi. Ed è umiliante percepire che il nostro lavoro, il suo valore e la sua intensità vengano misurati in minuti».

La settimana corta. I professori hanno chiesto alla Provincia di fare un passo indietro, un gesto di umiltà, come lo ha definito la segretaria uscente, in tema di calendario scolastico. «Non siamo stati contrari alla settimana corta in sè, ma all’imposizione dall’alto di un unico modello valido per tutti, dalla periferia al centro, non tenendo conto di modelli sperimentati da anni che rispondevano alle esigenze delle famiglie e del territorio».

Se si parla di autonomia scolastica – questo è il senso del messaggio – bisognerebbe ripristinare quella organizzativa, «assicurando alle scuole dell’infanzia e della formazione professionale autonomie già definite dalla legge, ma mai messe in pratica».

La difesa della Provincia. Per Tommasini «bisogna ridurre la burocrazia a scuola e cercare di recuperare risorse. Come? Penso agli inabili al servizio o ai distaccati all’Intendenza. Non sono grandi numeri ma serviranno ad assicurare un contingente adeguato per i Disturbi di apprendimento. Considero la questione del calendario scolastico una sconfitta personale: con Durnwalder era difficile avere l’ultima parola, mentre con Kompatscher le decisioni saranno concertate». Per il collega Achammer «l’autonomia scolastica non deve essere intesa come una minaccia ma come una risorsa. La scuola non può farsi carico anche dei compiti educativi che toccano alle famiglie». La Deeg ha spiegato di conoscere bene il mondo della scuola, essendo stata a lungo insegnante, «ma di non poter aumentare gli organici».

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