Otto presunti jihadisti prosciolti dal giudice

Dimezzati i procedimenti avviati per la cellula islamica con base a Merano che progettava attentati in mezza Europa. Gli indizi considerati insufficienti



BOLZANO. Il giudice delle indagini preliminari di Trento, Claudia Miori, ha disposto ieri l'archiviazione del procedimento penale per otto indagati (tutti di nazionalità irachena) inquisiti nell'inchiesta sul presunto sodalizio terroristico internazionale di matrice islamica 'Rawti Shax'. Nella sostanza il provvedimento conferma la valutazione palesemente divergente in merito all’inchiesta, emersa tra la Procura di Roma (che condusse l’indagine per quattro anni e mezzo) e quella di Trento che ritenne assolutanente carenti gli indizi di colpevolezza per alcuni degli inquisiti. Ieri la giudice Miori ha disposto l’archiviazione del procedimento nei confronti degli indagati per i quali era stata ritenuta non giustificata neppure la carcerazione preventiva. Per questi la giudice ha considerato gli elementi d’accusa assolutamente insufficienti anche a sostenere un’ipotesi accusatoria in giudizio. Le otto persone per cui è stata disposta l'archiviazione sono Kaml Hama Mahmoud, Goran Mohamad Fatah, Sameer Sheda, Karim Kadir Seddek, Ibrahim Jamal, Sharif Kadir, Mahamad Mahmod, Rahim Karim Twana. «Non sussistono elementi idonei a sostenere l'accusa in giudizio - si legge nel decreto di archiviazione - in relazione ad un loro contributo di partecipazione a collegamenti in chat, a manifestazioni e ad attività di proselitismo, di finanziamento, reclutamento, addestramento, preparazione alla guerra terroristica e dunque alla realizzazione delle condizioni economiche ed operative per favorire l'invio di persone reclutate, radicalizzate e disposte nelle terre dove si combatte per l'affermazione politico religiosa dell'Islam estremista (...)». Ricordiamo che l’indagine, operativamente curata dai reparti specializzati dei carabinieri dei Ros, riguarda la presunta cellula terroristica meranese legata a 'Rawti Shax', struttura organizzata transazionale, nata con con l'obiettivo di rovesciare l'attuale governo del Kurdistan iracheno per sostituirlo con uno stato teocratico fondato sulla Sharia islamica. Tra le posizioni archiviate c’è anche quella di Goran Mohamad Fatah, nato in Iraq nel 1986, ma residente a Merano, finito nell'inchiesta per le sue frequentazioni con Abdul Rahman Nauroz, ritenuto dagli inquirenti il capo della presunta cellula meranese, attualmente in carcere. Non a caso Nauroz è considerato uno dei più pericolosi tra quelli che sono ancora in carcere. Per loro l’udienza preliminare è stata fissata per il 13 maggio . Per gli indagati curdi l’avvocato Stefano Zucchiatti ha già chiesto il rito abbreviato con un’integrazione probatoria al fine di ottenere una nuova trascrizione dei verbali delle varie intercettazioni. Secondo il legale alcuni passaggi fondamentali sarebbero stati mal interpretati anche a seguito delle difficoltà di traduzione. Ricordiamo che in carcere restano Abdul Rahman Nauroz alias «Mala Omar», che abitava a Merano, Eldin Hodza (l'unico kossovaro del gruppo), Abdula Salih Ali Alisa «mamosta Kawa», che viveva a Collalbo, e Hasan Saman Jalal alias «Bawki Sima» che aveva un appartamento in affitto in via Druso. Per tutti l'accusa è quella derivante dall'articolo 270 bis del codice penale: associazione con finalità di terrorismo con l'aggravante della trasnazionalità. Un reato per il quale le pene vanno da 7 a 15 anni di carcere per i capi e da 5 a 10 per gli altri. (ma.be.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità