Padri & figli: la sera il momento più bello

Non sempre è facile conciliare lavoro e impegni familiari


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Genitori, perdete tempo con i vostri bambini». È la raccomandazione di Papa Francesco che, nell’omelia della messa all’ex stadio Romagnoli di Campobasso, ha invitato a conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia. E a braccio ha raccontato: «Quando andavo a confessare, se arrivavano una mamma o un papà giovani chiedevo: quanti bambini hai? Poi un'altra domanda: tu giochi con i tuoi bambini? E la risposta era sempre: "come padre?" Stiamo perdendo questa scienza, di giocare con i bambini».

Quello evidenziato dal Papa è un problema reale: i genitori hanno sempre meno tempo da dedicare ai figli. Perché c’è il lavoro al quale si aggiungono spesso un’infinità di impegni. Abbiamo chiesto a tre padri come fanno a conciliare lavoro e famiglia.

Il manager. «Dalle sette di sera in poi - dice Marco Cappello, direttore amministrativo dell’Asl, padre di Anna 15 anni e Luca 11 - sono tutto per loro. A pranzo torno raramente a casa, alla sera però si cena sempre assieme. L’altro momento dedicato alla famiglia è il weekend. Con mia figlia abbiamo raggiunto un accordo: un giorno del fine settimana può passarlo con le amiche, l’altro con noi. Anche le vacanze si fanno rigorosamente assieme: da anni ormai si gira l’Europa con una famiglia bolognese che ha figli coetanei dei miei e quindi condividono gli stessi interessi».

Nessun sacrificio per conciliare un lavoro impegnativo con le esigenze dei figli?

«Ho ridotto molto la vita sociale, ma quando è nata Anna avevo 36 anni, quattro in più quando è arrivato Luca. Io e mia moglie abbiamo fatto una scelta. Oggi come allora sono convinto che ci si debba ritagliare il tempo per stare con loro: per giocare quando sono piccoli, per parlare quando crescono. Sarebbe un errore non farlo, perché sono opportunità che poi non tornano più».

Il politico. «Stiamo assieme il pomeriggio, quando verso le cinque torno a casa dal lavoro, ma il momento clou è la sera, quando le racconto le fiabe. Fino a quando aveva quattro anni, le inventavo io. Ma da quando mi sono sentito dire che la sera prima quella fiaba aveva un finale diverso, allora mi sono attrezzato comprando i libri. È così che ho scoperto delle storie fantastiche». Elena oggi ha sei anni, suo padre Alberto Sigismondi, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, 56. Non è difficile a quell’età cambiare vita?

«A mio avviso è più difficile quando hai 25-30 anni e il fuoco dentro. A 50 fai una scelta e allora il cambiamento è meno traumatico di quello che potresti immaginare. E comunque l’arrivo di mia figlia mi ha dato il triplo di energia».

C’è solo un momento in cui Sigismondi si sente un po’ in difficoltà: «È quando mia figlia mi fa domande imbarazzanti. Me la cavo dicendole: “Chiedi alla mamma che lei sa tutto».

Il dirigente triatleta. Mirco Benetello, vicedirettore di Confesercenti e grande sportivo, ha diviso rigorosamente la giornata in tre parti da dedicare rispettivamente a famiglia, lavoro e sport. «La sera dalle sei in poi sono sempre a casa con Elena, 5 anni, e Giada, 7: ritengo giusto dare il cambio a mia moglie. Se vuoi costruire una famiglia, devi avere i tuoi spazi nel rispetto di quelli degli altri. Questo significa che in inverno l’allenamento per lo sci da fondo e in estate per il triathlon lo faccio nella pausa pranzo e il sabato mattina. Sabato pomeriggio e domenica sono dedicati a loro e a mio avviso non può essere diversamente se hai deciso di avere dei figli. I bambini ti vogliono vedere, hanno bisogno di condividere con i genitori quelli che per loro sono momenti importanti».

Come gioca un padre con due bimbe di 5 e 7 anni?

«Ecco questo è semmai l’unico problemino: a loro piace giocare a fare la mamma o la maestra, per me sarebbe più facile se fossero due maschi, giocheremmo a pallone. Me la cavo comunque ed è divertentissimo».

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