Palermo: «Convenzione, quanti errori»

Il senatore: «Rischia di essere ostaggio di minoranze aggressive che vogliono stravolgere lo Statuto d’autonomia»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Si è detto di tutto della Convenzione sull’autonomia. O "Konvent". Nella declinazione di Forum, di consiglio, dei 33, dei 100 o dei due (gli italiani superstiti).

Si è detto che la montagna ha partorito il topolino, che ne è uscito il peggio di noi (che doveva essere poco) e che invece il meglio, che doveva essere il tanto, si è visto poco. Ma nessuno aveva messo in relazione l'iter e l'esito conventuale con Norbert Hofer e lo shock, il "brivido blu" austriaco.

Per Francesco Palermo, nella duplice veste di senatore della Repubblica (dunque di ricercatore prestato alla politica) e di studioso Eurac (e dunque di politico che sa cos'è la ricerca) il legame è invece stretto. E ancora insondato. E la Convenzione può essere lo specchio dove, realisticamente, ci possiamo vedere per quello che siamo.

Senatore, che c'entra il nuovo Hofer con il Konvent?

Che anche da noi c'è in atto una fortissima campagna per rendere maggioranza una minoranza. Sui giornali, sui social, negli slogan.

Del tipo?

Che temi come l'autodeterminazione o cose simili sembrano il centro del dibattito. Invece non lo sono. Pochi ci pensano seriamente. E anche non seriamente. Ma sembrano centrali per il silenzio della maggioranza. E il vuoto che lasciano i partiti di maggioranza. In Austria apparivano tutti lottizzati da Spd e Övp, anche i bidelli.

E invece?

Invece a furia di spingere, una minoranza di attivisti ha fatto transitare i suoi temi in modo ossessivo. Tanto che sembravano gli unici su cui confrontarsi. Contando sull'assenza di alternative visibili sul campo.

Nella Convenzione, in piccolo, è successo questo?

Lì l'organizzazione della minoranza è apparsa in modo plastico.

E gli altri?

Erano in vacanza.

Colpa di chi?

Di noi tutti.

E facendo una classifica?

Anche senza far classifiche e col senno di poi, sono state forse sottovalutati alcuni passaggi tecnici.

Anche da parte del supporto Eurac?

Non so di preciso chi ha definito la griglia gestionale della faccenda ma è parso chiaro che la buona volontà di lasciare l'assoluta libertà di proposta doveva essere mediata dall'evidenza, che doveva essere subito resa esplicita, che si trattava di riformare lo Statuto e non di stravolgerlo. E dunque che ci azzeccava l'indipendenza?.

E poi la questione che, per i rappresentanti "del popolo" da immettere nei 33 del Forum, tutti potevano votare tutti, senza voto disgiunto per gruppo etnico...

Anche questa, a livello astratto, non sarebbe sbagliato. È nella logica democratica. Ma in Alto Adige produce quello che abbiamo visto.

E cioè gli italiani rappresentati da uno che si definisce "Welschtiroler" e da una signora qui da pochi anni...

Oddio, gli italiani di Bolzano sono anche questi. Ma certo, c'è stato, qualche problema... di proporzioni.

Ma se lo schema era comporre la Convenzione con una parte di società civile e una parte "politica", la tanto invocata società civile non è che sia poi una gran cosa, no?

È questa la doccia di realismo che ci è venuta da questo percorso. Che questi siamo. A cinquant'anni dallo Statuto accettiamo ancora che si discuta quasi solo di temi che credevamo minoritari. Magari lo sono ma sono anche vivi e vegeti.

Dobbiamo prenderci per quello che siamo...

Appunto. Ma dirci anche che la tanto odiata politica è forse ancora il luogo in cui trovare un punto di equilibrio. Di moderazione. Di razionalità. E infatti la politica ha individuato persone che operano nella società, anche italiani, come Corrarati. O altri.

Ma pure in consiglio il dibattito è parso non di altissimo livello...

Non come a Trento, certo. I nostri vicini hanno seguito un'altra strada. Potevamo farlo anche qui: una assemblea di "ottimati", una convenzione "dei migliori”.

E sarebbe stato meglio?

Poteva andar meglio ma non è detto. Magari questo mix tra selezione dal basso, con tutto quello che si è detto in termini di criticità democratiche e di rappresentanza, e di ascolto dal basso...

...e di pancia?

Pure della pancia.. è stato un ascolto comunque realistico. Insomma, meglio vedere in faccia quello che siamo piuttosto che far finta di niente e andare avanti come in Austria pensando che nulla possa cambiare. Facendoci in film. Una commedia degli equivoci.

Ha dunque speranze che la Convenzione qualcosa di buono possa dire?

Mah, il percorso, in fondo, è appena iniziato. Ci sarà questo controllo a distanza tra Forum e i cento. Ma è già tanto che ci si sia confrontati sullo stato reale di una certa parte di società sudtirolese. Fatto di minoranze aggressive e organizzate e di italiani che, come sempre, preferiscono delegare, starne fuori.

Un male?

Ma anche un bene aver compreso che la politica, la politica anche nei suoi aspetti istituzionali, formali, non è un mostro da abbattere. Nella Convenzione è e sarà un contrappeso alle spinte populiste, spero. Anzi, sono convinto che avrà un sussulto di orgoglio. Anche propositivo.

Per questo pensava all'Austria?

Lì non hanno avuto avvisaglie. O almeno hanno fatto finta. Hanno provato, dico i partiti al governo, a rincorrere gli slogan della minoranza organizzata riproducendo le loro ricette raffazzonate anche per il Brennero. Sono stati zitti per anni e poi hanno cambiato idea. Qui dobbiamo sapere che gli attivisti sono molto presenti e che usano parole vuote per riempirsi di voti. La Convenzione può essere invece ancora l'occasione per contarsi e per produrre e proporre un orizzonte fatto di valori realmente maggioritari. Almeno lo spero.

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