Papilloma virus, il vaccino per evitare il tumore 

A rischio almeno il 5% della popolazione. «Fondamentale è la prevenzione» Il virologo Tommasino: «In Alto Adige ancora troppo pochi si vaccinano»


di Davide Pasquali


BOLZANO. A livello mondiale, solo il 2% della popolazione è vaccinata contro l’Hpv. In Italia la copertura media supera il 50%. Secondo il ministero (dati 2015), in Alto Adige siamo a un drammatico 27% ma solo fra le donne, fra gli uomini attualmente pare non esista un dato attendibile. Stiamo parlando del contrasto all’infezione da Papilloma virus, cui ieri al San Maurizio è stato dedicato un affollato convegno. Ospite uno dei massimi virologi a livello mondiale, Massimo Tommasino, dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità. Per capirsi, è il massimo esperto al mondo di Hpv.

Fattori evitabili del cancro, così si è iniziato. In questo caso al collo dell’utero, ma non solo. Un concetto semplice: la ricerca è fondamentale, così Tommasino, «ma paradossalmente con dei piccoli cambiamenti nel nostro stile di vita si possono ottenere risultati incredibili. Ci sono dei fattori di rischio che possono essere facilmente evitati, cambiando lo stile di vita. Esempio classico è il tabacco. Se il mondo smettesse di fumare, salveremmo milioni di vite». In questo contesto «ci sono anche le infezioni. Sono qualcosa che può essere evitato. Proprio in questo ambito entra il concetto del vaccino Hpv». Quella del Papilloma virus «è una storia molto bella, perché è nata negli anni Settanta quando un ricercatore tedesco, poi premio Nobel nel 2008, ha proposto l’associazione tra cancro della cervice e infezione causata dal papilloma virus. È iniziata così ed ha avuto una bellissima fine, perché la comunità scientifica ha creato un vaccino che previene l’infezione». Nel mondo se ne sono vendute 200 milioni di dosi. «Sappiamo già che in 20 anni le lesioni premaligne sono praticamente sparite. Per rigore scientifico, se non c’è la lesione premaligna fra 20 anni l’incidenza del cancro sarà molto diminuita». I vaccini, spiega Tommasino, «hanno cambiato la medicina». Dire che «un qualunque intervento nel nostro corpo è privo di rischi è una stupidaggine. Dire che il vaccino nel 100% dei casi fa venire qualcosa è un’altra stupidaggine». Dipende dal singolo soggetto, da cosa tollera e cosa no. Si tratta di una bilancia. «Quando un vaccino ha un vantaggio su una grande popolazione, allora si deve decidere cosa si vuole fare. Io, non avendo nessun conflitto di interesse perché lavoro per l’Oms, mi sento di dire che si dovrebbe vaccinare». La strategia, nel caso del Papilloma, «è di vaccinare prima dell’avvio dell’attività sessuale. Si tratta di un’infezione molto diffusa fra le persone sessualmente attive. Nel 95% dei casi viene risolta naturalmente, attraverso la risposta del nostro sistema immunitario. Il 95% delle persone che vengono in contatto con il virus sono per così dire vaccinate naturalmente. Si preferisce vaccinare le persone giovani anche perché il loro sistema immunitario è forte».













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