Pasticcio sull’ordinanza che vieta l’alcol

Il sindaco prima emana e poi ritira il divieto di consumare bevande all’aperto dalle 23 alle 6 del mattino. Scontro in giunta


BOLZANO


BOLZANO. Il divieto di bere all’aperto in piazza Erbe di notte è durato poche ore. Appena emanato, è stato subito ritirato. Caos in Comune sull’ordinanza. Il sindaco Luigi Spagnolli l’ha firmata mercoledì, senza confronto con la giunta. Veniva previsto il divieto di consumare bevande di ogni tipo, anche non alcoliche, in piazza Erbe dalle ore 23 alle ore 6. Per i trasgressori sanzioni da 0 a 500 euro. Ieri pomeriggio la notizia si è diffusa, quando i baristi si sono visti consegnare l’ordinanza. Nel consiglio comunale, impegnato nella discussione sul bilancio, è scoppiata la protesta della maggioranza e di una parte della giunta. C’è stato un confronto duro. Assessori come Mauro Randi hanno chiesto spiegazioni al sindaco. Su piazza Erbe, è stato detto, c’è un progetto iniziato due anni fa per ridurre gli eccessi e tutelare il sonno dei residenti. Risultato, il sindaco ha preso atto della situazione e firmato il ritiro dell’ordinanza. Così Spagnolli a tarda sera riassume la situazione: «C’è stato un quiproquo con il vicesindaco. Avevo capito che aveva fatto una istruttoria più adeguata, informando gli interessati. Ora revoco l’ordinanza, parliamo con gli interessati e vediamo come fare». Chi sono gli interessati, gli assessori? «Esercenti, assessori, clienti. Ho dato disposizioni scritte all’ufficio per la revoca», risponde Spagnolli. Il problema di piazza Erbe e degli eccessi di chi la frequenta, resta, come sottolinea Spagnolli. Il coprifuoco alle 23 può essere la soluzione? Con l’ordinanza l’amministrazione contava di mettere la parola fine a schiamazzi, urla, risse, danneggiamenti, abbandono di rifiuti e bisogni fisiologici nei pressi dei portoni o nel retro dei banchi (tutto, sempre, riportato nel protocollo numero 3010/15 del 14/01/2015). In base all’ordinanza non sarebbe più stato possibile bere una birra all’aperto dalle 23 in poi. Vietato venderla o somministrarla, dunque, ma anche consumarla. Così si scoraggerebbe pure il fenomeno, tra i giovanissimi, di chi si compra le bottiglie e se le porta da casa. Le sanzioni, comunque, non sono uno scherzo nel testo firmato da Spagnolli: un Lagrein fuori posto può costare dai 50 ai 500 euro. Controlli affidati alla polizia municipale e alle forze dell’ordine. Nessuno degli esercenti ieri, a caldo, voleva esporsi ma già tra i banconi si studiavano le possibilità di impugnare un’ordinanza giudicata «confusa».
Già nel pomeriggio Spagnolli cercava di rasserenare gli animi, aprendo a «un dialogo chiarificatore con gli esercenti. Sono pronto a migliorare il provvedimento qualora se ne ravvisasse la possibilità. Non sapevo che il vicesindaco Klaus Ladinser non avesse parlato agli interessati».
L’idea, insomma, sarebbe del numero due. Lo stesso Ladinser, tuttavia, prendeva tempo: «Non ho ancora visto il testo dell’ordinanza quindi posso commentarla solo successivamente». Alessandro Huber, segretario del circolo Pd del centro, commenta: «Non ha senso iniziare alle 23 puntando sui divieti. Sarebbe molto più utile aprire un tavolo di confronto». (a.c.)

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