Patentino A “rinnovato” solo la metà supera i test

Nonostante le novità introdotte, la percentuale dei promossi rimane bassa La coordinatrice: «La formula attuale consente di verificare le reali competenze»


di Massimiliano Anzil


BOLZANO. Il patentino di bilinguismo rimane una chimera per più della metà degli altoatesini, anche nel 2015: solo il 50% supera l’A, peggio ancora B e C . Obbligatorio per chiunque aspiri a carriere pubbliche, dai livelli più bassi a quelli dirigenziali, il test negli anni si è adattato - pur lentamente - agli standard dettati dall'Unione Europea, che nel 2010 aveva "ammonito" la Provincia, chiedendone sostanzialmente una revisione.

Nel 2014 l'ultima riforma, quella che ha visto l'inserimento anche della prova d'ascolto. Secondo la coordinatrice del Servizio esami di bi-e trilinguismo - Karin Ranzi - le competenze chieste oggi all’esame sono adeguate a stabilire se i candidati sono preparati ad una vita lavorativa bilingue. Può essere complicato ma è inutile mentire, lo studio dell'altra lingua è un requisito fondamentale della convivenza. Il nuovo patentino viene incontro a tutte le esigenze: prima si veniva giudicati in base alla prova scritta, mentre ora è una media delle tre prove a decidere la sorte del candidato. In questo senso l'esame si orienta ai livelli definiti dal Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue e si avvicina nettamente anche alle certificazioni linguistiche (Goethe). È il patentino che cambia e si adegua al moderno riferimento linguistico, quello che viene utilizzato nelle università di tutto il mondo e negli istituti linguistici, gli stessi che spesso vengono preferiti dai candidati che spesso scelgono una certificazione che sia riconosciuta anche oltre le Alpi. Il patentino ad oggi ha utilità pratica solo in Alto Adige.

«Difficile stabilire ad oggi se i candidati siano maggiormente soddisfatti di questo tipo di test, per essere in grado di monitorare lo svolgimento dell'esame stiamo distribuendo un questionario da compilare al termine della prova - prosegue la Ranzi - nella preparazione all'esame di bilinguismo il cittadino si confronta non solo con lo studio di una lingua ma viene anche a contatto con la cultura della lingua imparata. A tale scopo a disposizione dei candidati c’è una "lavagna Tandem" suddivisa per livelli d'esame. Ogni cittadino può indicare il proprio interesse nella ricerca di un partner tandem per approfondire la propria conoscenza linguistica e culturale».

Ma veniamo alle statistiche, la percentuale di successo per la carriera A, a fronte delle nuove regole imposte dalla riforma, è pari al 50,3%, per la carriera B al 44,1%, per la carriera C al 43,7% e per la D al 64,0%. In precedenza era l'esame B ad avere il minor numero di promossi, mentre il test dirigenziale si aggirava intorno al 60% di promozioni.

Per le carriere A, B e D la percentuale di successo degli uomini è superiore rispetto a quella delle donne e complessivamente i primi registrano un esito positivo nel 51% dei casi contro il 47,1% delle donne, che ciononostante hanno una partecipazione quasi doppia rispetto a quella degli uomini. Il picco di successi si evidenzia nella fascia d’età compresa tra i 14 ed i 19 anni, con una percentuale pari al 69,8%. Questo conferma la teoria secondo la quale, affrontare la prova linguistica in età scolare sia di grande aiuto ai candidati. Infine sono le zone dell'Oltradige e di Salto-Sciliar quelle in testa alla classifica dei promossi, con oltre il 55% di esami conclusi con successo.













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