Pd e Pdl: no a Tele-Durni, sì a un canale Rai

Le condizioni per la rete provinciale: programmi trilingui e indipendenza


Francesca Gonzato


BOLZANO. Una Rai locale plurilingue o divisa per gruppi a compartimenti stagni (frequenze)? La politica italiana non ha dubbi: canali plurilingui, più ore anche in lingua italiana e garanzie di indipendenza dal potere provinciale. Così le reazioni all'incontro di Durnwalder con i vertici nazionali Rai.  Luis Durnwalder è sceso in campo nelle trattative con la Rai per il finanziamento provinciale dei programmi in ligua tedesca e ladina. La convenzione da 15,4 milioni oggi garantita dal governo è l'attuale tema di discussione. Bloccata (per il momento) la contestata norma di attuazione che avrebbe di fatto sancito la provincializzazione della Rai locale, la discussione si è fatta meno tesa. Restano però aperti alcuni interrogativi. Come evitare che la Provincia, anche semplicemente finanziando, acquisti un controllo politico sull'informazione locale? Oltre alla Rai nazionale lottizzata e politicamente indirizzata ci si deve preparare a Tele Durnwalder o Tele Palazzo Widmann? Altro tema, ha senso che la Provincia investa e potenzi i programmi ladini e tedeschi, lasciando accanto al camino la Rai locale in lingua italiana? Quest'ultima non rientra però nella convenzione.  Alla riunione di inizio settimana a Bolzano hanno partecipato Gianfranco Comanducci (vicedirettore generale Rai), Luigi De Siervo (direttore dello sviluppo commerciale Rai), Carlo Corazzola (direttore della sede di Bolzano), Durnwalder, il direttore generale della Provincia Hermann Berger, i deputati Siegfried Brugger e Karl Zeller. Tra i temi toccati, conferma Brugger, la richiesta di un canale radiofonico interamente dedicato ai programmi in lingua tedesca e ladina (oggi si inserisce il Tg locale in italiano). Per quanto riguarda la programmazione Tv, Durnwalder sostiene di non mirare a canali distinti per italiani e tedeschi-ladini.  Giorgio Holzmann (deputato Pdl) proprio questa settimana ha scritto al ministro Romani: «Gli ho fatto presente che dalla trattativa non dovrebbe uscire un ulteriore rafforzamento della programmazione in lingua tedesca e ladina a scapito di quella italiana. Se la convenzione non lo permette, si studino altre formule per potenziare il servizio in italiano. Per quanto riguarda il condizionamento politico, formalmente questo è assicurato dalla distinzione tra azienda che offre il servizio e Provincia che garantisce il finanziamento». Il vicepresidente provinciale Christian Tommasini (Pd) informa che la giunta più volte ha discusso delle possibilità di moltiplicazione dei canali garantita dalla digitailzzazione: «La mia richiesta, accolta, è che se dovrà esserci un canale locale, questo sia plurilingue, visto che siamo una realtà plurilingue. C'è un bisogno reale del gruppo italiano di avere una programmazione più larga e una migliore conoscenza del territorio». Ma, si è visto, almeno per la radio alla Rai è stato chiesto un canale solo tedesco-ladino. La deputata Luisa Gnecchi (Pd) ammette che il rischio di influenza politica esiste: «Basta accendere la Rai ridotta in condizioni indicibili da Berlusconi. Ma dobbiamo essere ottimisti: una Rai finanziata da Palazzo Widmann, senza norma di attuazione, può essere garantita da un comitato di vigilanza indipendente, un comitato di redazione forte e altri strumenti che si possono studiare». Anche secondo il deputato Gianclaudio Bressa (Pd), «la discriminante è la distinzione tra azienda del servizio pubblico e Provincia finanziatrice». Così il consigliere provinciale dei Verdi Riccardo Dello Sbarba: «Sì al potenziamento della Rai locale, tedesca, ladina e sicuramente anche italiana. No ad ogni forma di divisione: vanno offerti agli abitanti di questa provincia canali unitari nelle tre lingue, perché questo siamo noi e perché ciò garantirebbe sguardi su realtà diverse. Le formule vanno studiate: convenzione, contratto di servizio e una legge provinciale con le regole sul settore radiotelevisivo, a tutela dell'indipendenza dal potere politico».

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