Pd, l’assemblea è un flop Le regole si votano online

Manca il numero legale per trattare il nuovo statuto. Congresso entro novembre Primarie, Di Fede si batte contro la cancellazione proposta da Tommasini e Costa



BOLZANO. Niente da fare. Nemmeno questa volta il Pd è riuscito a riunire una assemblea con il numero legale garantito. Succede da molti mesi, ma questa volta il flop ha un significato politico più pesante. Perché ieri il Pd avrebbe dovuto discutere e votare la proposta di nuovo statuto, cioè le regole stesse che ne costituiscono l’ossatura. L’assemblea è stata convocata anche per i prossimi due lunedì consecutivi, ma la segretaria Liliana Di Fede ha deciso di non rischiare oltre. Lo statuto verrà votato con la procedura on-line, diventata prassi. «Che immagine diamo all’esterno? Mi auguro ancora che un voto importante come quello sullo statuto si possa fare in assemblea e non on-line», è il commento della minoranza, tra cui Uwe Staffler. A fine riunione Roberto Bizzo commenta: «Sta alla maggioranza garantire la maggioranza. Noi comunque abbiamo partecipato». Saltato il numero legale, il gruppo riunito ieri ha comunque discusso i punti più contestati della revisione di Statuto. C’è un problema di tempi. Il responsabile nazionale dell’organizzazione ha consentito al Pd dell’Alto Adige di anticipare il congresso per l’elezione del nuovo segretario e dell’assemblea. Si potrà tenere entro il 19 novembre, insieme ai congressi dei circoli. Nelle prossime settimane si dovrà dimettere Liliana Di Fede e il Pd dovrà organizzare il congresso o le primarie. Ed è questo uno dei motivi di scontro oggi sullo statuto. Come partito equiparato a una sede regionale, il Pd altoatesino rinnova il segretario attraverso primarie aperte ai non iscritti. Carlo Costa, Christian Tommasini e una ventina di componenti dell’assemblea hanno inviato una proposta di emendamento alla bozza. Le primarie non siano obbligatorie, questa la proposta, si possa eleggere il segretario con un congresso solo tra iscritti. Liliana Di Fede si è dichiarata contraria e alla vigilia dell’assemblea ha inviato una dura lettera ai componenti della assemblea. Oltre ai dubbi giuridici sull’abolizione delle primarie («incompatibile con lo statuto nazionale»), Di Fede esprime la sua condanna politica. «Le primarie sono il Dna del nostro partito, ne sono in sostanza l’atto costitutivo», scrive Di Fede, «Sono certa che nessuno di noi voglia fare delle Pd un partito dei signori delle tessere, questo significherebbe recidere il contatto e l’apertura con strati più ampi della società». Di Fede parla di «forzatura» anche per l’altra proposta arrivata dai venti firmatari, che prevede di inserire nella assemblea con diritto di voto gli 11 componenti della futura commissione per il congresso. Durissimo intervento di Luisa Gnecchi, secondo cui nel precedente congresso il gruppo degli 11 avrebbe sbilanciato gli equilibri. Di Fede propone che entrino, ma che non abbiano diritto di voto su statuto e segretario. Staffler ha proposto di accantonare il nuovo statuto e «scegliere il segretario con belle primarie». Costa ha ribadito seccamente quando già detto: il «vogliamoci bene» non ha aiutato un partito che da anni riesce solo a litigare. Tra le novità della bozza di statuto inviato da Liliana Di Fede, d’accordo con la maggioranza, c’è l’abolizione del limite dei due mandati per gli assessori provinciali. Via libera alla ricandidatura di Christian Tommasini senza necessità di votare la deroga. Decise ieri le surroghe a Maurizia Mazzotta e Salvatore Cavallo, che hanno lasciato l’assemblea provinciale e il Pd. Entrano Valeria Trevisan e Nirvana Pedrazza. (fr.g.)

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