Pd, nasce il «correntone» Patto Costa–Tommasini

Palermo verso la candidatura alla Camera. Coordinamento regionale con Trento Lo slogan: «Basta vittimismi sul disagio. Rimbocchiamoci le maniche»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. No al vittimismo di ogni colore, tanto il disagio degli italiani e l’«attenzione su ogni singolo cartello di montagna», quanto il totem dell’autodeterminazione in ambiente sudtirolese. Con lo slogan «basta piangerci addosso, rimbocchiamoci le maniche», Carlo Costa e Christian Tommasini hanno ufficializzato ieri l’alleanza per la guida estesa del Pd: linea politica, congresso per la scelta del segretario, candidature per elezioni politiche e provinciali. Obiettivo: un Alto Adige «aperto, europeo, plurilingue». Le alleanze con liste civiche o altri verranno decise in base a questo identikit. E Tommasini ripete «siamo di centrosinistra».

Probabili le elezioni politiche tra settembre e ottobre. Per le candidature può tornare in campo Francesco Palermo, che starebbe ripensando la decisione di lasciare la politica. Non più per il Senato, destinato a Gianclaudio Bressa. Palermo viene considerato un ottimo candidato per la Camera (nel nuovo collegio Bolzano-Laives).

Alla base del patto c’è il documento «L’Alto Adige che verrà», presentato nella sede di piazza Domenicani con un gruppo affollato di sostenitori, primi firmatari del documento che girerà per modifiche e aggiunte. Accanto a Tommasini si siede l’ex sindaco Luigi Spagnolli, poi, tra gli altri, Chiara Pasquali, Azzarita, De Pascalis, Rebecchi, Calò, Marchi, Bassetti, Huber, Visigalli, Schönsberg, Aneta Ngucaj, Monica Bancaro, Repetto, Baratta, Andriollo, Pocher (Egna), Gagliardini e Sara Endrizzi (Laives), Zanella (Merano), Cappelletti (Bressanone), Pellizzari (Brunico). Assenti per impegni la segretaria Liliana Di Fede e la vice Nadia Mazzardis.

Di fatto è un correntone, anzi «il» correntone, che unisce provenienze ex Margherita ed ex Ds. Una prova di forza, «perché nei partiti si decide la linea e gli amministratori amministrano», dice Costa. Gli fa eco Tommasini: «Da assessore ho bisogno di un partito forte che mi sostenga». E Costa: «Abbiamo trascorso anni a discutere di ricorsi. Il Pd adesso punta sui territori e sulle idee». Per garantirsi maggiore peso specifico, il Pd di Bolzano sta discutendo con il Pd di Trento. Presto il debutto del primo coordinamento regionale. E Costa annuncia, «su certi temi avremo un rapporto diretto con Roma», oggi mediato attraverso Bressa.

Della minoranza bizziana non si presenta nessuno, come scontato. «Non parliamo di singole persone», apre e chiude Costa. Per Tommasini, Bizzo è l’esemplificazione perfetta del «vittimismo sulla toponomastica che ha bloccato l’occasione storica di inserire in una norma di attuazione il principio della decisione a doppia maggioranza. Scremata l’attenzione su ogni cartello, bisognerà pensarci meglio». Tra Costa e Tommasini non mancano i distinguo. Per il primo «nella nostra terra i problemi etnici sono superati, inutile indugiarvi». Per il vicepresidente provinciale «quanto accaduto nella Convenzione ci fa aprire gli occhi sul fatto che nella nostra provincia esistono due visioni distinte, una pensa all’autodeterminazione, l’altra guarda al futuro. Dobbiamo prendere sul serio questa dicotomia». Non solo la destra tedesca. C’è un pezzo importante della Svp che nella Convenzione ha firmato il documento con il rimando all’autodeterminazione. È questo il motivo, dicono Costa e Tommasini, «che ci fa sostenere il presidente Kompatscher, che porta avanti una visione moderna e si scontra con difficoltà nel suo partito». E quando le forzature arrivano dalla Svp di maggioranza, Kompatscher e delegazione parlamentare (legge elettorale, sanità con gli emendamenti Pd finiti nel cestino)? «Non dobbiamo andare d’accordo su tutto», rispondono. Il giudizio sulla Convenzione è unanime: «È fallita». Pd plurilingue? Certo, ma Tommasini aggiunge: «In questa fase dobbiamo avere una maggiore attenzione al gruppo italiano». Tra le proposte del documento, c’è la proporzionale morbida (non si applica ovunque), piano di opere pubbliche per dare lavoro, uno statuto speciale per Bolzano, modifica allo Statuto per garantire due assessori italiani, votazioni a doppia maggioranza. Luisa Gnecchi accusa: «Dal 2013 non si è fatto nulla sul secondo assessore».

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