lo studio

Pelle scura, calvo e tendente all'obesità: ecco com’era Ötzi

Ricostruito il genoma della mummia: aveva antenati anatolici (foto iceman.it)



BOLZANO. Pelle scura, calvizie, antenati anatolici: sono le ultime scoperte sul genoma di Ötzi fatte da un team di ricercatori dell'Istituto "Max Planck per l'antropologia evolutiva" di Lipsia e dell'Istituto per lo studio delle mummie di Eurac Research di Bolzano. Il genoma di Ötzi era già stato decodificato più di dieci anni fa. I progressi compiuti da allora nelle tecnologie di sequenziamento hanno ora consentito al team di ricerca di ricostruirne il genoma in modo molto più preciso.

Oltre a rettificare le precedenti scoperte sulla sua discendenza dalle popolazioni della steppa immigrate dall'Oriente, il nuovo studio, pubblicato oggi su "Cell Genomics", consente di formulare nuove ipotesi sullo stato di salute e sull'aspetto di Ötzi, in termini di colore della pelle e dei capelli. A differenza del primo studio il team non ha trovato nel genoma di Ötzi tracce dei pastori delle steppe arrivati dall'Europa orientale circa 4.900 anni fa.

Per contro risulta insolitamente alto, rispetto ai suoi contemporanei europei, il patrimonio genetico riconducibile ai primi coltivatori immigrati dall'Anatolia: questo suggerisce che Ötzi appartenesse a una popolazione alpina relativamente isolata, con pochi contatti con altri gruppi europei. Per quanto riguarda il suo aspetto, lo studio ha fornito risultati del tutto nuovi che mettono in discussione la sua rappresentazione ormai iconica. Al momento della sua morte quasi certamente non aveva più folti capelli lunghi ma una calvizie avanzata e la sua pelle era più scura di quanto si era pensato finora. I geni mostrano anche una predisposizione al diabete e all'obesità.

Elisabeth Vallazza, direttrice del Museo Archeologico dell'Alto Adige, è cauta nell'interpretazione dei risultati e chiarisce che, "al momento non è in programma una nuova ricostruzione" dell'aspetto di Ötzi che, per ora, resta consegnato all'ormai nota riproduzione museale del 2011, realizzata dai paleoartisti Adrie e Alfons Kennis sulla base delle ricerche dell'epoca.













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