«Per il Talvera servono nuove regole»
L’architetto Azzolini: «Orari, accessi, cancelli: siamo di fronte a una situazione inedita che richiede interventi strutturali»
BOLZANO. «I Prati sono uno spazio brado...». Vuol dire "libero" , architetto? «Qualcosa di simile. O forse di più. Bolzano è una città "costretta". Chiusa anche orograficamente. Sul Talvera si sente diversa, respira. E lo fa perché non sono dei giardini disegnati».
Carlo Azzolini adesso fa una pausa. È uno dei padri del masterplan. Il libro della città che verrà. Li dentro ci sono i "parchi delle rive".
Un'idea verde che prova a immaginare come se i Prati del Talvera si allungassero verso l'Isarco e tutta Bolzano fosse percorsa da un diverso respiro. «Ma adesso - riflette - valori come libertà e apertura, intendo in senso urbanistico e di spazi pubblici, andrebbero ripensati. È cambiato il mondo».
Non è più la città di Lettieri, intende?
«Quando i Prati furono costruiti? Si , noi tutti non siamo più quelli. Bisogna mettersi intorno ad un tavolo e pensare a nuove regole, strutturare gli spazi, immaginare un concetto di libertà non solo più sorvegliato ma anche nuovo, meno brado... ».
Carlo Azzolini è stato presidente dell'Ordine e della Fondazione architettura. Ha lavorato con l’urbanista Francesco Sbetti, appunto, al masterplan. Adesso cerca risposte non semplificate alla complessità del fenomeno migratorio quando questo piove su realtà urbane come i prati.
Perché la libertà anche negli spazi verdi andrebbe ripensata?
Resta un valore. Anzi “il” valore di fondo quando si parla di spazi aperti . Ma la società è meno strutturata di quando i Prati vennero pensati . La pressione migratoria produce subito questo tipo di effetti nei luoghi urbani: le tensioni si scaricano negli spazi liberi.
Ricette?
Se ci fossero, sarebbero già messe in pratica. Non esiste una risposta ma tante e da mettere insieme. Una risposta sola non andrebbe mai data...
E quale?
"Quella semplicemente repressiva. Va aumentata la sicurezza, certo, ma non basta".
Bolzano ha già adesso più pattuglie di Padova ...
Appunto. Tutti i parchi hanno problemi, figuriamoci i Prati. Ci sono emergenze nel parco Stazione, in quello dell' Isarco verso via Genova. Questi nuovi arrivi di profughi hanno concentrato le problematiche di controllo sociale nel luogo più libero e esteso.
Per cui?
Chi deve dare risposte strutturali, tipo la regolamentazione dei flussi, la loro distribuzione, se può lo faccia . E questo riguarda l'Europa, il governo, la Provincia. Ma Bolzano deve fare il suo perché i Prati sono suoi.
Iniziamo da?
Nuove regole, magari. In altre città europee i parchi vengono chiusi la sera. Penso a Parigi. Anche a New York. Qui non so, potrebbe non bastare, visto che quella rissa è accaduta di giorno. Oppure nuove strutture da costruire nel verde. Ma nel luogo dove è avvenuto l'inseguimento ci sono campi da gioco già abbastanza strutturati. Ecco: penso che il problema sia inedito e richieda appunto risposte inedite. L'unico modo per darle è non nascondersi dietro una semplice emergenza di ordine pubblico. Bolzano deve mettersi insieme e pensare una nuova veste dei suoi Prati. Guardarli dall'alto, osservare gli accessi, gli orari, le frequenze e accettare che il mondo è cambiato e che quello di prima non tornerà.
E immaginare di riempirli con eventi, che attirino tanta gente ad occupare il verde, come deterrente sociale e ambientale ?
Un'idea. Ma costano. E poi non possono durare 24 ore. Quell'inseguimento violento è avvenuto di pomeriggio, col sole, con i Prati pieni di gente e di famiglie. Più occupati di così...
Dobbiamo rassegnaci a vedere gli spazi pubblici oggetto di occupazione incontrollata ?
Dobbiamo prima accettare che esiste il problema. E gente che arriva e non sa dove andare, va dove può , dove è libera di andare, come i parchi . Questo è un problema che non c'era, dunque i soliti schemi non valgono. Iniziamo dagli spazi , per dire.
Cioè ?
I problemi nascono all'ombra . Dove ci sono boschetti, alberi, cespugli. Allarghiamo e facciamo luce. Non basterà, ma iniziamo a pensare ai Prati come a un luogo problematico non più solo di divertimento. E da li iniziamo a ragionare senza eccessi repressivi ma mettendo giù nuove regole d'uso . È un lavoro tutto da fare ma prima lo iniziamo meglio è. ©RIPRODUZIONE RISERVATA