Per l'ultimo volo di Simona la gente della Val Gardena stretta attorno ai genitori

A Santa Cristina tanti studenti del Raetia, le "sorelle di salto" e lo stato maggiore della Fisi locale e nazionale


Aldo De Pellegrin


SANTA CRISTINA. Sulle note di "Candle in the wind" di Elton John, voluta e cantata per lei dai compagni di studi dell'istituto Retia di Ortisei, ieri Santa Cristina e la squadra azzurra di salto con gli sci hanno preso commiato, con la famiglia, dallo loro "principessa", Simona Senoner, morta improvvisamente venerdì scorso in Germania per un'infezione virale. Anche nel giorno del suo ultimo saluto terreno, il sorriso solare e contagioso di Simona Senoner che campeggiava dai ritratti posti sugli altari laterali, ha inondato fin dalle prime ore del pomeriggio la parrocchiale di Santa Cristina, addobbata di gigli e rose bianche, mentre il feretro della sfortunata diciassettenne, ornato anch'esso da un cuscino di gigli e rose bianche dei genitori, riceveva l'omaggio di parenti, amiche e compagne di studi e di sport nella vicina cappella mortuaria posta all'ingresso in direzione del paese, davanti alla quale si è assiepata in poco tempo un'interminabile fila di persone.
Alle tre in punto il mesto corteo è uscito dalla camera ardente, la bara in spalla a tecnici ed allenatori delle nazionali azzurre di salto guidati da Romed Moroder, colui che era stato capace di trasmettere a Simona la passione per il salto con gli sci. Pochi passi, poi l'ancor più triste ingresso nella parrocchiale, già gremita di gente che ha fatto ala silenziosa al passaggio del feretro, scortato dalle compagne della nazionale ciascuna con una rosa rossa in mano e che rimarranno poi accanto all'amica per l'intera durata della cerimonia.
Dietro la corona dello zio Peter Runggaldier, il mazzo di gigli bianchi della Fisi, presente con il comitato Alto Adige al completo e con il presidente nazionale Giovanni Morzenti e via via lo Sci Club Gardena, i maestri di sci, i compagni di istituto di Simona ed il resto della gente di Santa Cristina, Ortisei e Selva, molti con gli occhi umidi, ancora incapaci di farsi una ragione di quanto accaduto.
A cercare e, forse, trovare le parole di consolazione nel dolore profondo ed incombente di una giovane vita stroncata senza un motivo, è stato il parroco Raimund Perathoner, che con don Pire Clara di Selva e don Eugen Runggaldier della Diocesi, ha concelebrato il rito funebre: «Ringraziamo e rallegriamoci per la gioia che Simona ci ha donato e per il bene che ha fatto nella vita e nello sport più che piangere la sua mancanza. In questi momenti dobbiamo essere consapevoli, come lo fu Gesù nell'Orto degli Ulivi, che quella che si è compiuta è la volontà di Dio!».
Nell'omelia, don Raimund Perathoner ha poi continuato: «L'ultima parola non è la morte, ma la Resurrezione che viene dopo di essa». Altre canzoni intonate dagli studenti del Raetia riportavano alla mente le gioie e le passioni che hanno animato ed animavano la giovane esistenza di Simona prima del brusco addio.
Sul volgere della cerimonia, sono state poi le "sorelle del salto" di Simona, Lisa, Roberta, Veronica, Evelyn, Elena e Barbara a voler salutare ancora per un'ultima volta l'amica fraterna ricordandola a tutti come un esempio di ottimismo e di spirito di sacrificio nella sua breve vita dedicata allo sport e ricordandole: «Simona, ora sei un angelo... Vola!».
A loro, come anche a tutti coloro che sono intervenuti ai suoi funerali, ha risposto la stessa, sorridente, bellissima Simona dall'immagine del ricordo di partecipazione: «Non siate tristi... Sorridete di quanto abbiamo vissuto insieme e, se mi vorrete trovare, cercatemi nei vostri cuori». Vola Simona, ora sei un angelo nel cuore di tutti.

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