Alto Adige

Per la prima volta dal 1932 più morti che nati

Per la prima volta dall'inizio delle registrazioni nel 1932, l'Alto Adige nel 2020 ha registrato più decessi che nascite. Questo è dovuto al forte aumento dei decessi a causa della pandemia



BOLZANO. Per la prima volta dall'inizio delle registrazioni nel 1932, l'Alto Adige nel 2020 ha registrato più decessi che nascite. Questo è dovuto al forte aumento dei decessi a causa della pandemia Covid.

Il dato emerge da un’indagine condotta dall’Astat, l’istituto provinciale di statistica. «In Alto Adige nel 2020 sono morte più persone di quante ne siano nate. Mentre questa tendenza è in atto in Italia dai primi anni '90 (1993) - dice l’Astat - si tratta di questa situazione è totalmente nuova per l'Alto Adige. Sulla base dei dati stimati a livello nazionale per il periodo precedente al 1932 - si legge ancora - si può ritenere che nel secolo scorso solamente negli anni 1917 e 1918 il numero dei morti abbia superato quello dei nati vivi, a causa sia degli eventi bellici, sia della pandemia di influenza (la cosiddetta "spagnola"), diffusasi in Europa fra il 1918 ed il 1919».

Il dato assoluto per il 2020 parla di 928 morti in più rispetto alla media degli anni fra il 2015 e il 2019, il 75% dei quali - questa la stima fornita dall’istituto provinciale di statistica - con tutta probabilità ascrivibili al Coronavirus. Il confronto con il numero medio di decessi del periodo 2015-2019 mostra un chiaro eccesso di mortalità nel 2020: sono morte 982 persone in più rispetto alla media del quinquennio precedente.

Si osserva un aumento significativo del numero di casi nei mesi di marzo, aprile, novembre e dicembre 2020. Nel mese di aprile, l’eccesso di mortalità raggiunge il picco con il 72,9% - siccome questo mese non rientra tra i classici mesi di maggior incidenza della sindrome influenzale, risente particolarmente dell’elevato numero di morti Covid. Mettendo il numero di morti Covid (739) in relazione ai morti in eccesso (982), si ottiene una percentuale attribuibile alla pandemia di circa il 75%.

 













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