Perquisita la casa di Kienesberger

Fondi neonazisti: la Procura sequestra documenti e computer a Norimberga


Mario Bertoldi


BOLZANO. L'inchiesta della Procura sui finanziamenti elargiti in Alto Adige dalla fondazione «Laurin» (gestita da ex terroristi stragisti degli anni Sessanta) potrebbe riservare nei prossimi giorni notevoli sorprese. Le autorità germaniche infatti hanno deciso di collaborare con gli inquirenti italiani e hanno dato il via libera al procuratore Guido Rispoli per procedere anche in territorio tedesco.

Nei giorni scorsi lo stesso procuratore, accompagnato dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza e da agenti della Kriminalpolizei tedesca, ha effettuato una perquisizione nell'abitazione di Peter Kienesberger a Norimberga. L'ex terrorista (condannato in Italia all'ergastolo per strage) è indagato per l'attività della fondazione assieme a Erhard Hartung e Otto Scrinzi, 92 anni, austriaco molto noto negli ambienti della destra radicale con un passato come membro del Nsdap, con contatti stabili con ex neonazisti. Peter Kienesberger non ha risposto a nessuna domanda degli inquirenti italiani che gli hanno sequestrato un computer e una serie di documenti riguardanti l'attività della fondazione.

Come si ricorderà erano state alcune rivelazioni di stampa a far scattare l'indagine a seguito dell'attività sottotraccia svolta in Alto Adige dalla «Laurin» che oltre ad elargire finanziamenti a movimenti politici estremisti (pangermanici, anti italiani e antiautonomisti), avrebbe in passato finanziato anche singoli sudtirolesi, in particolare contadini e artigiani che potrebbero esseere stati ammessi alle agevolazioni del credito solo se fedeli adepti di movimenti estremisti. Per il momento, è bene sottolinearlo, sono solo sospetti ma dopo mesi e mesi di attesa, finalmente l'indagine della Procura di Bolzano sembra destinata a decollare dopo la decisione delle autorità tedesche di collaborare concretamente con gli inquirenti italiani.

La Procura di Bolzano aveva chiesto di procedere con rogatoria anche alle autorità competenti di Austria e Liechtenstein, senza mai avere neppure risposta. Il quarto componente del consiglio di amministrazione della fondazione finita sul registro degli indagati è una donna, Helga Christian, figlia ed erede di un cittadino austriaco ricchissimo il cui capitale (a fine 2008 era di 41 milioni di euro) viene ora gestito per finanziamenti anche in Alto Adige a tassi di interessi ridotti. I casi individuati dalla Guardia di Finanza sono compresi in sette anni (dal 2001 al 2008) e riguardano un flusso di denaro di oltre 10 milioni di euro. Il fascicolo aperto dalla Procura di Bolzano fa riferimento a presunta attività finanziaria abusiva e alla presunta violazione della legge 17 del 1982 che colpisce le associazioni segrete. In questo caso il procuratore Guido Rispoli si sta muovendo sulla base dell'articolo 2 che prevede la reclusione sino a 5 anni per chi promuove e dirige un'associazione segreta.













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