LE CIFRE DELLA CRISI

Persi in Alto Adigetremila posti di lavoro

E i disoccupati sono a quota 11 mila


Mirco Marchiodi


BOLZANO. Tremila posti di lavoro persi in un anno e cassa integrazione esplosa. La crisi economica ha lasciato il segno anche sull’economia altoatesina. Che ha tenuto grazie al suo equilibrio tra i vari settori: così le difficoltà dell’edilizia e del comparto manifatturiero sono state in parte compensate dall’andamento positivo di turismo e agricoltura. Ma l’allarme resta: «Anche perché - spiega il segretario provinciale della Cisl Michele Buonerba - i settori più colpiti sono quelli che occupano più manodopera locale».
 L’occupazione. A novembre, secondo l’osservatorio provinciale del mercato del lavoro, è stata raggiunta la cifra record di oltre undicimila disoccupati. La media annuale è di oltre ottomila persone in cerca di lavoro, il 40% in più rispetto all’anno prima. Ma a questo dato vanno aggiunti anche i lavoratori che non sono iscritte nelle liste di mobilità, ad esempio coloro che nel 2009 sono stati prepensionati e il cui posto non è stato più riassegnato a nessuno. A conti fatti, i posti persi sono almeno tremila, ed a perderli sono stati in particolare due settori, come rileva il segretario provinciale della Uil Toni Serafini: «L’edilizia nel 2007 contava più di 17 mila lavoratori tra industria e artigianato. Nel 2008 c’è stato un calo del 6% e quest’anno un’ulteriore riduzione dell’8,4%. Oggi i lavoratori rimasti sono solo 15 mila. Il settore metalmeccanico ha invece perso circa 860 posti per quanto riguarda l’industria e altri 200 per l’artigianato». In forte difficoltà anche le imprese di trasporto, «anche se in questo caso - spiega Serafini - il settore pubblico ha assorbito molti lavoratori assumendo autisti per Sasa e Sad».
 C’è però un dato che sorprende: nonostante i posti di lavoro persi, il numero di occupati è aumentato, anche se di poco. «Un dato gonfiato dai lavoratori part-time, che contano per due occupati a livello statistico ma per uno soltanto in pratica», dice il segretario provinciale della Cgil Lorenzo Sola. Poi ci sono gli stagionali e gli stranieri, che soprattutto nei settori turistico e agricolo hanno contribuito ad un aumento dell’occupazione.
 La cassa integrazione. La Uil ogni mese aggiorna il proprio dossier sulla cassa integrazione. Il primo semestre è partito con un aumento vertiginoso della cassa integrazione ordinaria, gli ultimi mesi dell’anno si sono invece contraddistinti per un’esplosione di quella straordinaria, perché molte imprese non avevano più diritto agli aiuti ordinari, che si protraevano ormai da troppo tempo. Il risultato è che tra giugno e novembre le ore di cassa integrazione complessive (ordinaria e straordinaria) sono passate da meno di un milione a quasi cinquemila. Una vera esplosione, che a novembre ha portato la Cig straordinaria a sfondare addirittura il milione di ore. I lavoratori interessati da queste misure sono stati migliaia: a Bolzano sono stati colpiti soprattutto i lavoratori delle Acciaierie Valbruna, a Laives quelli della Röchling, a Brunico quelli della Gkn. In media, ogni mese sono rimasti a casa quasi cinquemila lavoratori, quando nel 2008 la media era inferiore al migliaio.
 I sindacati. La preoccupazione dei sindacati è forte: «Gli effetti della crisi - avverte Buonerba - si faranno sentire in pieno solo nei prossimi mesi. In più c’è il caos negli appalti, dove la confusione sulla nuova legge sta bloccando tutto». Inoltre da gennaio, aggiunge Serafini, «molte imprese non potranno più fare ricorso alla cassa integrazione ordinaria». Come uscire da questa situazione? Sola si rivolge alle imprese: «C’è bisogno di un riposizionamento, le nostre aziende devono diversificare. Oggi siamo troppo legati a pochi settori come ad esempio quello dell’automobile. Ma quelle aziende che hanno saputo reinventarsi, come la Memc, oggi riescono ancora ad assumere. Le realtà aziendali di dimensioni minori invece devono cambiare mentalità. Piccolo è bello è un motto che valeva in passato, ma che oggi non è più attuale. Bisogna unirsi per sfruttare la massa critica e le sinergie, solo così si può restare competitivi su un mercato che si sta allargando sempre di più». Serafini chiede uno sforzo all’ente pubblico: «Per quanto riguarda l’edilizia, c’è il paradosso di avere Ipes e cooperative che sono pronte a costruire ma che non hanno a disposizione terreni: il Comune di Bolzano deve finalmente approvare la variante stralcio per dare respiro al settore. Poi si potrebbe puntare sulla riqualificazione energetica degli edifici scolastici: il vantaggio è doppio, perché si crea lavoro e in più si risparmia energia». Buonerba sottolinea l’importanza della formazione professionale: «Una formazione - spiega - che dev’essere mirata alla riqualificazione. Penso ai dieci operai della Speedline che grazie ai corsi di specializzazione hanno trovato un’occupazione come assistenti geriatrici. Bisognerebbe replicare questo stesso percorso, reindirizzando chi perde il lavoro verso settori che ancora necessitano di manodopera. In questo senso, serve un sostegno particolare agli over 50: è la categoria che fa più fatica a ricollocarsi una volta uscita dal mercato del lavoro».













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