Pestaggio «Bella Ciao» Indagato anche Bonazza 

È sotto indagine per favoreggiamento. Assieme a lui anche Domenico Di Lillo e un minore Intanto la Procura generale ha impugnato l’assoluzione in primo grado di Davide Brancaglion 


Mario Bertoldi


Bolzano. Ci sono altri tre indagati nella vicenda legata al pestaggio di uno studente (all’epoca del fatto minorenne) del Liceo Classico di Bolzano. Dopo l’assoluzione (con riferimento alla prova considerata insufficiente o contraddittoria) di Davide Brancaglion, ex consigliere circoscrizionale di CasaPound, sono finiti sul registro degli indagati anche tre giovani per i quali la Procura della Repubblica ipotizza il reato di favoreggiamento.

Si tratta di Andrea Bonazza, consigliere comunale sempre di CasaPound, di Domenico Di Lillo e di un terzo giovane minorenne la cui posizione è al vaglio della sezione bolzanina del tribunale dei minorenni. In sostanza tutti e tre sono sospettati di aver aiutato Davide Brancaglion nel corso del processo di primo grado sostenendo di non aver riconosciuto chi era coinvolto nel pestaggio, nonostante tutti fossero relativamente vicino a dove avvenivano i fatti. L’assoluzione di Brancaglion (con riferimento all’insufficienza della prova) venne disposta dal giudice Carlo Busato «per non aver commesso il fatto». Come noto i fatti avvennero la sera del 13 gennaio 2016 nei pressi della sede del movimento di estrema destra in via Cesare Battisti. Brancaglion doveva rispondere di lesioni personali aggravate.

Il ragazzo colpito da un pugno in pieno viso rimediò una brutta lesione ad un occhio dalla quale guarì in un mese. Lo studente aggredito raccontò di essere passato davanti alla sede di CasaPound ascoltando dal proprio telefonino una versione rock di «Bella Ciao», la canzone simbolo della resistenza antifascista.

Il pubblico ministero Luisa Mosna aveva chiesto una condanna a dieci mesi di reclusione.

Il giudice Carlo Busato dispose invece l’assoluzione ritenendo che a carico di Davide Brancaglion le prove raccolte fossero insufficienti o contraddittorie. Ora però la Procura generale ha impugnato il verdetto di primo grado. Brancaglion, dunque, tornerà davanti ai giudici in sede di appello. Nel frattempo, però, la Procura ha aperto un nuovo fronte processuale a carico di chi avrebbe in qualche maniera aiutato Brancaglion sostenendo di non aver mai riconosciuto chi all’epoca fosse stato coinvolto nella scazzottata.

Fu lo stesso giudice Busato a sollevare pesanti dubbi in sentenza sulla credibilità o meno della deposizione dei tre. In sentenza, infatti, fu il giudice stesso a disporre la trasmissione degli atti in Procura perché vi fosse una valutazione delle dichiarazioni testimoniali rese nel corso dell’inchiesta da tre testi che gravitano nell’orbita di CasaPound.

Come detto si tratta del leader locale del movimento Andrea Bonazza, di Domenico Di Lillo e di un minorenne. L’ipotesi di reato contestato è di favoreggiamento e la Procura, dopo gli accertamenti effettuati, dovrebbe decidere entro pochi giorni se chiedere il rinvio a giudizio o meno degli inquisiti. Nei giorni scorsi sia Bonazza che Di Lillo hanno nominato difensori i legali già coinvolti nella difesa di Davide Brancaglion e cioè gli avvocati Federico Fava e Miki Eritale.

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