«Più equilibrio nell’accoglienza Tocca ai Comuni»

Parla Vito Cusumano: «Il modello è lo Sprar Va rivista la presenza dei richiedenti asilo»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Rispetto per le istituzioni, per la terra che lo accoglie («una popolazione laboriosa e generosa»), per le leggi, per i diritti e i doveri che legano tutti: il nuovo Commissario del governo Vito Cusumano declina i valori portanti. Cusumano si è insediato ieri nell’ufficio di Palazzo Ducale. Riceve il testimone da Elisabetta Margiacchi, nominata prefetto a Bergamo. «Il prefetto Margiacchi mi ha illustrato in modo approfondito il lavoro eccellente che ha svolto insieme allo staff e le tematiche di questa terra. Il mio lavoro sarà nel segno della continuità», precisa Cusumano. Già ieri la visita al sindaco Renzo Caramaschi e al presidente Arno Kompatscher.

Originario di Mazara del Vallo (Trapani), il suo ultimo incarico lo ha visto vice prefetto vicario a Venezia. Negli ultimi anni si è occupato in particolare dell’attuazione del piano straordinario nazionale di accoglienza dei richiedenti asilo. Di accoglienza ha parlato diffusamente ieri Cusumano nel primo incontro con i giornalisti (foto Groppo). La linea tracciata dal nuovo commissario del governo è chiara: il modello vincente è il sistema Sprar, che garantisce l’accoglienza diffusa dei richiedenti asilo, in piccoli gruppi, indirizzata all’integrazione, con i Comuni protagonisti. Questo il dialogo dei rappresentanti delle testate locali con Cusumano, a fianco dei funzionari e del vice commissario vicario Francesca De Carlini. Non è stato un frequentatore assiduo dell’Alto Adige, ma un ricordo lo lega a questa città: «Ero in vacanza in montagna. Pioveva e siamo venuti a Bolzano. Chi sceglie questa carriera ha una abitudine curiosa: andiamo a visitare le sedi delle prefetture. Mi ricordo che dal centro ero venuto a piedi fino a qui. Quando mi hanno comunicato la nomina bolzanina mi ricordavo bene Palazzo Ducale». «Il ruolo del Commissario del governo è essere il garante istituzionale dell’autonomia e della comunità che vi abita, la popolazione sudtirolese, italiana e ladina, per attuare lo scopo dell’autonomia, che è assicurare pari dignità ai tre gruppi», riassume Cusumano.

Il commissario del governo guida il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.

«Per la popolazione è fondamentale la prevenzione di episodi che possano interferire con una vita pacifica. Su questo e altri fronti dialogheremo anche con la società civile ».

Quali consigli le ha lasciato il prefetto Margiacchi?

«Ci sarà un atteggiamento di continuità del lavoro svolto su toponomastica, bilinguismo e sicurezza urbana, per citarne alcuni».

Lei è un esperto di flussi migratori e di accoglienza. Come giudica la situazione altoatesina?

«Il Trentino Alto Adige sta facendo la propria parte in modo ben strutturato, con una buona collaborazione tra enti. Date le dimensioni del fenomeno, non è pensabile che i richiedenti asilo restino nei territori in cui sono sbarcati. Va garantito un accurato equilibrio. Il nostro Paese deve fare la propria parte verso una popolazione con disagi senza, dall’altra parte, creare problemi alle comunità ospitanti. Dobbiamo lavorare tutti per raggiungere un rapporto equilibrato, perché le comunità vengano rassicurate e percepiscano la presenza dei richiedenti asilo come una opportunità, non come un problema. Si punta in via principale al progetto statale Sprar. Si deve fare in modo che i Comuni vi partecipino a pieno titolo. Il progetto di accoglienza poggia sui centri Sprar. Se serve, vengono istituiti gli altri centri di accoglienza straordinari, più grandi. Ma il governo punta sullo Sprar, perché oltre alla prima accoglienza garantisce un percorso di integrazione e grazie ai numeri ridotti ha un impatto ridotto sulla popolazione. Chi arriva si presenta come richiedente asilo. Tutti devono poter esercitare questo diritto e hanno doveri da rispettare. Come rappresentante delle istituzioni dico che non maneggiamo documenti, ma persone. E gli appalti che li riguardano non sono appalti qualsiasi. So che il Commissariato del governo ha un forte controllo sui servizi rivolti ai richiedenti asilo. La vostra qualità è un modello».

In Alto Adige fino ad oggi la ripartizione è stata squilibrata. Bolzano ha accolto più del previsto, molti Comuni si sottraggono agli appelli della Provincia.

«Non posso che ribadire il concetto: il modello giusto è l’accoglienza diffusa. Le grandi concentrazioni sviluppano patologie. Se lasciamo andare tutto in una direzione, non va bene. E vanno incentivati i lavori socialmente utili per i richiedenti asilo: servono per l’inserimento e la comunità li vede come una forma di restituzione dell’accoglienza».

Se continuano le resistenze ci sarà una qualche forma di pressione sui Comuni?

«Sono aumentati gli strumenti di convincimento. Le domande di adesione allo Sprar possono essere presentate in qualsiasi momento. I Comuni possono scegliere i luoghi e i numeri. E c’è l’importante patto di salvaguardia con lo Stato, che li ritiene esenti da ulteriori invii. In più, ad ogni Comune ospitante verrà erogata una somma straordinaria di 500 euro per migrante all’anno da utilizzare per qualsiasi destinazione. Ciò vale anche per i Comuni come Bolzano, sede di centri straordinari.

In Regione arriverà un Centro per il rimpatrio, ex Cie. Cosa ci può anticipare?

«Questi centri sono un altro anello della catena. Chi non ha i requisiti, non può restare. Ma sempre va garantito un trattamento umano».

Questa è una provincia ricca, con importanti investimenti. Lei ha lavorato in territori con una forte presenza della criminalità organizzata. Il nord non è immune. Quali sono gli anticorpi?

«Coltivare il senso della legalità, mai darla per scontata. La sicurezza è un bene assoluto, che non può avere differenziazioni sul territorio e deve essere l’obiettivo di tutti, istituzioni e parti economiche».

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