Picchiata, non vuole  più tornare a scuola 

È sotto shock con incubi notturni. Il padre si è rivolto ad un avvocato «Dobbiamo verificare anche le eventuali responsabilità dell’istituto»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Per il momento la studentessa bolzanina aggredita e picchiata selvaggiamente nella sua scuola a Bolzano (l’istituto Claudio de’ Medici) non intende più riprendere a seguire le lezioni. Lo shock è stato troppo pesante. Sono giorni che la giovane si sveglia nella notte in preda ad incubi. Urla nel tentativo di mettersi in salvo. Anche per la famiglia la vicenda sta diventando un supplizio perché il problema non è più solo quello relativo alla completa guarigione fisica della ragazza ma anche quello di dover valutare eventuali conseguenze psicologiche molto pesanti. Intanto il padre della ragazza ha affidato all’avvocato Alessandro Osler l’incarico di seguire l’evolversi della vicenda e, soprattutto, di verificare eventuali responsabilità per omissioni dei dirigenti scolastici coinvolti. Il caso è nelle mani della dottoressa Donatella Sacchi della Procura presso il tribunale dei minori. Si indaga per lesioni personali gravi. Al momento sul registro della Procura c’è solo il nome di una ragazzina di 14 anni marocchina (con una situazione familiare disastrata alle spalle) già segnalata da tempo ai servizi sociali per episodi di violenza. È probabile che si tratti di un problema psichiatrico ma non è stato possibile verificare se quel giorno lo spirito aggressivo fosse stato amplificato, ad esempio, dall’uso di sostanze stupefacenti. «Io sono stato chiamato dalla famiglia a valutare la condotta della dirigenza scolastica - puntualizza l’avvocato Osler - perché il sospetto è che non si sia fatto abbastanza in termini di sicurezza e di controllo dell’istituto. Siamo sempre stati abituati a pensare alla scuola come luogo adeguatamente controllato, con gli ingressi presidiati da bidelli. Oggi invece scopriamo che in alcuni istituti riescono ad entrare ragazzi estranei che circolano liberamente all’interno, non si sa per fare cosa. E questo è un primo dato molto preoccupante». Da parte del papà della ragazza aggredita è giunta una ricostruzione dettagliata di quanto accaduto, con una conferma: la giovane che ha organizzato il pestaggio avrebbe agito senza un movente se non quello di seminare paura a scuola. In altre parole non vi sarebbe stata alcuna “scintilla” o scontro verbale. In realtà il pestaggio sarebbe stato pianificato da una studentessa marocchina spalleggiata da una decina di altre connazionali che avrebbero chiuso qualsiasi possibilità di fuga alla vittima, rientrata in classe durante la pausa dopo aver preso una bottiglietta di acqua minerale al distributore automatico. «Mia figlia è stata chiusa in un angolo in fondo all’aula da quel gruppo di studentesse - racconta il padre - ad agire è stata solo una ragazza iscritta alla prima come mia figlia. Le altre (10 o 12) sono rimaste sulla porta impedendo qualsiasi passaggio. Quando mia figlia si è chinata per recuperare il proprio telefono in fase di ricarica è stata presa per i capelli ed è stata scaraventata in mezzo ai banchi. Poi è iniziato il pestaggio con un calcio in pieno viso che ha colpito l’occhio destro». Una violenza inaudita a cui le altre ragazze straniere del “branco” hanno assistito in silenzio. Ad eccezione di una che (secondo quanto riferito da una compagna di classe della vittima) si sarebbe avvicinata dicendole in lingua araba: «Togliti la giacca, così la pesti meglio». La testimone è un’altra ragazza marocchina che avrebbe confermato la frase agli inquirenti. L’aggressione è durata diversi secondi e l’autrice dell’aggressione avrebbe continuato a tirare i capelli della vittima al punto tale da provocarle un parziale distacco del cuoio capelluto dal cranio. Il primo dirigente scolastico ad intervenire è stato il vicepreside dell’istituto. «Al momento dell’intervento della polizia - ricorda il papà della ragazza pestata - c’erano nell’istituto tre ragazzi che non c’entravano nulla con la scuola. Io in questi giorni ho scoperto un mondo legato al bullismo che non avrei mai immaginato. All’interno delle scuole succedono cose incredibili anche da parte di ragazzi non punibili per la giovane età». A livello giudiziario dovranno essere valutate bene eventuali responsabilità da parte dei dirigenti scolastici. «Non va dimenticato - puntualizza l’avvocato Osler - che tutto è accaduto in una struttura pubblica dedicata ai minori cioè ad una utenza particolarmente delicata e da proteggere. E’ presto per dirlo ma è evidente che dall’indagine potrebbe prendere corpo un’ipotesi di omessa vigilanza o omesso controllo. E’ evidente che la scuola ha degli obblighi in questo senso. Spero che la vittima di questo bruttissimo episodio abbia la forza di tornare a scuola e di tornare in quella scuola che deve essere in grado di eliminare qualsiasi forma di bullismo». «E chi sbaglia - aggiunge il padre - deve incominciare a pagare».+













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