Piccola Croda Rossa, frane di 5 mila metri

Nuovi crolli di piccola entità: sentiero 3 chiuso tutto l’inverno


di Alan Conti


BOLZANO. La Piccola Croda Rossa continua a perdere materiale roccioso e per tutto l'inverno il sentiero 3 di Braies rimarrà chiuso. L'ufficio geologico provinciale, che ha avuto il grande merito di monitorare e prevedere la frana da 700 mila metri cubi registrata sabato mattina alle 6, comincia a stilare l'elenco delle conseguenze del crollo dolomitico. La prevenzione ha evitato danni a cose o persone, ma l'area dovrà subire qualche intervento. Inevitabile vista l’entità della frana. «Ancora per molte settimane – spiega Claudio Carraro dell’ufficio provinciale geologia e prove materiali - continueranno a verificarsi scariche di piccole dimensioni. Al massimo 5 mila metri cubi per ogni singolo episodio. La zona sud del ciglio - che si vede a occhio nudo nelle immagini scattate sabato - è destinata a crollare per la conformazione che ha assunto».

Niente da fare, dunque, per il sentiero 3. «In questo momento è completamente ricoperto dal materiale roccioso franato e pertanto è inaccessibile e intransitabile. Rimarrà così per tutto l'inverno, non ci possiamo fare nulla. Quando la situazione sarà stabilizzata studieremo percorsi alternativi per permettere comunque delle escursioni nella zona della Piccola Croda Rossa».

Oggi, intanto, è previsto un nuovo sopralluogo tecnico dei geologi provinciali. «Ci troviamo per valutare la situazione complessiva e per verificare lo stato della strada forestale che da Prato Piazza porta verso Malga Cavallo (comunque raggiungibile percorrendo il sentiero 29). Contiamo, in giornata, di poterla riaprire».

Discorso diverso per la polvere che sabato ha invaso l’area con una nube per diverse ore. «Per farla abbassare del tutto dobbiamo fare affidamento anche sulle condizioni meteorologiche. È chiaro che le precipitazioni ci aiuterebbero a pulire l’aria dalla polvere che si è alzata con il crollo dell’altra mattina». Va detto, comunque, che rispetto ad altre frane simili in questo caso il materiale è sceso in blocco frantumandosi di meno e causando, quindi, meno pulviscolo.

Le precipitazioni, invece, non hanno nessuna responsabilità sulla frana. «No, la causa è legata all’erosione del permafrost. Le piogge non hanno accelerato il fenomeno di distacco della roccia».

I primi indizi dello smottamento erano arrivati all’ufficio nella giornata di martedì: i tecnici avevano notato una frattura di 200 metri, profonda due o tre metri, in fase di apertura. A quel punto hanno disposto il blocco. L’altro giorno il distacco è avvenuto quando la “ferita” era giunta alla profondità di 30 metri.

Il materiale è piombato a valle da un’altezza di circa 2.800 metri (la Piccola Croda Rossa è alta 2.850) e ha interessato quasi 700 mila metri cubi di materiale. Di certo una delle frane più imponenti nella storia delle Dolomiti.

Crolli come quelli dell’altro giorno, però, non sono fenomeni rari sul territorio dolomitico a causa, anche, della conformazione stessa di rocce abbastanza friabili. Nel 2004 a Cortina d’Ampezzo era completamente crollata una delle famose Cinque Torri mentre nel 2013 si era distaccata un’intera parete di 300 metri da Croda Marcora. Sempre la val Pusteria, infine, è stata teatro del crollo del 2007 quando a Cima Uno si registrò un’altra frana di grandi dimensioni. Secondo i calcoli tecnici alla Piccola Croda Rossa il 90% del distacco sarebbe già avvenuto, ma l’attenzione rimane al massimo livello per una montagna che, dall’altra mattina, ha cambiato aspetto.

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