Piste e impianti, più potere ai Comuni

Approvato il nuovo Piano provinciale. La Provincia: «Meno burocrazia e resta il nostro veto per i progetti più impattanti»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. La Provincia ha deciso di cambiare strategia e ha elaborato un Piano degli impianti di risalita e delle piste da sci che divide il territorio in 42 zone (dall’Alta Venosta a Passo Monte Croce), sburocratizza l’intero settore (con il rilascio di concessioni anche in pochi mesi) e punta più sulla qualità che sulla quantità. Di fatto viene dato (molto) più potere ai Comuni, ma come sottolinea Giorgio Gottardi, vicedirettore dell’ufficio pianificazione territoriale, «la Provincia potrà sempre e comunque opporsi, o mettere paletti precisi, ai progetti più impattanti».

Il timore, soprattutto degli ambientalisti, è che l’idea di lasciare mani libere, o quasi, ai Comuni possa rivelarsi un boomerang soprattutto per le zone più sensibili del territorio. «In realtà - ribatte Gottardi - ci sono ampie garanzie di tutela». Gli impianti in Alto Adige attualmente sono 371, si estendono su 40 chilometri quadrati (0,5% del territorio) e hanno una portata oraria di 517 mila persone.

Ma facciamo un passo indietro. Con il nuovo Piano provinciale viene fissato, cartograficamente, il limite del potenziale sviluppo. Le stazioni sciistiche esistenti sono state inserite e per prevedere nuove piste o nuovi collegamenti bisognerà tenere conto dell’analisi con i punti di forze e di debolezza di ciascun territorio. «Quando c’è un nuovo progetto - spiega Gottardi - bisognerà informare, innanzitutto, il proprietario del terreno. Poi, ad occuparsene, saranno i Comuni, che valuteranno se ricorrono o meno i presupposti per rilasciare la concessione».

Il rischio, secondo alcuni, è che lo spostamento della “regia” dall’ambito provinciale a quello locale possa comportare un abbassamento della soglia d’attenzione. «In realtà ci sono controlli predefiniti da superare. A seconda delle dimensioni e del tipo di progetto può bastare il via libera della commissione paesaggio, oppure la convocazione della conferenza dei servizi. Ma in certi casi dovrà comunque esserci una valutazione dell’impatto ambientale. E i vincoli di tutela del territorio non potranno comunque essere derogati».

Le richieste di modifica ai Piani di settore, prima, arrivavano in blocco alla scadenza e bisognava approvarli in fretta e furia mentre ora dovrebbe esserci il tempo per un’analisi mirata.

Secondo la direttrice dell’ufficio pianificazione territoriale Virna Bussadori a cambiare è stata proprio la strategia di fondo. «D'ora in avanti verranno tenute maggiormente in considerazione caratteristiche come la raggiungibilità, le questioni ambientali ed economiche, la disponibilità di risorse idriche e l'offerta complessiva dal punto di vista turistico».

La Provincia è stata sicuramente precipitosa nell’affermare «di aver messo nero su bianco il “no” a nuove piste e a nuovi impianti di risalita, introducendo invece il concetto di zona sciistica».

L’assessore Richard Theiner, in ogni caso, ha difeso fino in fondo la scelta fatta, senza rilevare particolari controindicazioni. «Con il nuovo Piano - ha sottolineato - abbiamo raggiunto obiettivi ambiziosi: una strategia di medio-lungo periodo, una chiara separazione tra pianificazione e progettazione, il maggiore coinvolgimento dei gruppi di interesse, il risparmio di risorse, l'implementazione della sussidiarietà tra Provincia e Comuni e la sburocratizzazione delle procedure autorizzative».

La notifica vincolante ai proprietari delle aree interessate già nelle primissime fasi del processo autorizzativo è un'importante novità in termini di comunicazione e coinvolgimento, mentre la valutazione dei progetti fa riferimento agli stessi organi competenti e ad iter procedurali simili a quelli usati finora. «Grazie a questo nuovo Piano per le piste da sci avremo più strumenti per decidere. E in tempi molto più brevi di prima. Per una piccola bretella in una zona sciistica già sviluppata non ha davvero senso aspettare anni».

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