Poligono, rischio chiusura: l’appello degli 850 soci

Tiro a segno, la Provincia vuole chiudere l’impianto di San Maurizio. Gli atleti: il Comune prenda in carico la struttura, pagheremo e gestiremo noi


di Davide Pasquali


BOLZANO. C’è grande preoccupazione fra gli 850 soci della sezione di Bolzano dell’Unione Italiana Tiro a Segno. La Provincia, infatti, ha intenzione di chiudere l’impianto non appena verrà realizzato il nuovo poligono di tiro militare all’ex polveriera di Vadena, a sud del lago di Caldaro. Così verranno sistemati gli Alpini, i professionisti, ma gli atleti? Rimarranno a piedi. Niente poligono per i corsi. Niente vivai giovanili. Niente gare. Niente allenamenti. Niente sessioni obbligatorie di tiro per vigili urbani, poliziotti, carabinieri, finanzieri.

Sopralluogo. Ieri, il presidente della sezione bolzanina dell’Unione, Marco Berton, ha invitato al poligono la commissione sport del Comune. Per illustrare la situazione, ma soprattutto per mostrare cosa sia, questo benedetto poligono di tiro. Ad accompagnare la delegazione, l’atleta olimpica dei Carabinieri Petra Zublasing, che qui si allena. Perché occorre proprio spiegare, non solo ai commissari comunali, ma pure al bolzanino medio: qui non c’è mica solo il poligono militare, ma si svolge un’attività sportiva, di rango olimpico, con tanto di tornei, vivai giovanili, gente con una passione grande così. Tutti volontari che lavorano gratis. L’impianto ha otto decenni di vita alle spalle. Necessita di manutenzione e cura, quasi esclusivamente a carico dei soci. Si sviluppa per lungo, il poligono, su terreno in salita. Nella parte alta - tutta del demanio militare - il lunedì, il martedì, il giovedì e il venerdì si addestrano gli alpini: armi di grosso calibro, mitragliatrici. Il terreno è inquinato dal piombo per via dei decenni di proiettili sparati e conficcatisi nel terreno. Nell’ambiente si mormora che la sola bonifica dell’area, se si decidesse di riconvertire per altri scopi, costerebbe almeno un paio di milioni di euro. Altri quattro costerà il nuovo poligono militare ai piedi del Monte di Mezzo, da realizzarsi in caverna.

Il niet. Il poligono di Bolzano, dal demanio militare passerà alla Provincia. E il presidente Durnwalder ha già tuonato: a San Maurizio si chiude. E basta. E gli atleti? Vadano ad allenarsi a Caldaro. Dove esiste un poligono all’ultimo grido, con tanto di sistemi digitali per controllare il risultato dei tiri e proiettarlo su schermo per farlo vedere agli spettatori. È costato un patrimonio, lo usano in 25. I 25 soci del poligono caldarese. Nel paese dell’Oltradige pare che la chiusura di San Maurizio non vada affatto a genio, anche perché i bolzanini hanno già “minacciato” di iscriversi in blocco a Caldaro. Dove avrebbero la maggioranza, deciderebbero tutto loro, estrometterebbero gli autoctoni e, soprattutto, sparerebbero in 850. E siccome Caldaro è un paesino turistico scelto dai germanici per l’idilliaca pace...

Richiesta. Al Comune, la sezione bolzanina ora chiede di premere sulla Provincia, per farsi cedere l’area del poligono di San Maurizio. Poi, a gestire, investire, curare e manutenere, penseranno loro. Sempre a titolo gratuito. È gente in gamba, con un bilancio annuale di 150 mila euro, solo mille dei quali provengono dalle casse pubbliche. Sarebbero anche disposti ad accendere un mutuo in banca per digitalizzare l’intero impianto. Il Comune avrebbe anche a disposizione una palazzina vuota da destinare alle associazioni. Tutto gratis. Klaus Ladinser ha promesso almeno questo: porterà la questione in maggioranza e in giunta. I tiratori bolzanini, ora, sperano.

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