Portici, tentano di sfondare l’ingresso di Sportler 

Commercianti sotto tiro. Un vero e proprio assalto nella notte: danni per migliaia di euro Il responsabile del negozio: «Uno stillicidio. E ormai non contiamo più i casi di taccheggio»



Bolzano. Che i commercianti dei Portici non abbiano vita facile non è certo una novità: i taccheggi e vandalismi sono ormai la normalità e cercare di arginare questi fenomeni, nonostante il costante impegno delle forze dell’ordine, sembra davvero una missione possibile.

Al coro di chi, ormai da tempo, esprime il proprio malessere, si aggiunge la voce di Riccardo Francesconi, responsabile del grande negozio di articoli sportivi Sportler, proprio all’angolo con piazza Municipio.

«Qualche giorno fa - spiega - abbiamo subito un vero e proprio assalto, con tentativo di sfondamento della porta d’entrata. È accaduto nella notte tra sabato e domenica scorsi, attorno alle 3.30, quando l’occhio delle telecamere di sicurezza, piazzate a sorveglianza di ogni lato del negozio, hanno immortalato un giovane dalla pelle scura che, con una pietra, ha cercato di aprirsi un varco nella porta a vetri automatica»

Che non si sia trattato di un semplice atto vandalico lo si capisce dal fatto che, dopo aver scagliato una grossa pietra, ha cercato ripetutamente sfondare la porta a calci per aprirsi un varco ed entrare nel negozio.

«La porta ha accusato il colpo, soprattutto quello del masso, ma ha retto bene e il giovane, alla fine, ha dovuto desistere».

Risultato: nessun furto subito, ma una costosa “lastra” in vetro da sostituire.

Ma si tratta solo dell’ultimo attacco a cui, anche Sportler ha dovuto far fronte, nella lunga e quotidiana guerra che i commercianti del centro storico combattono.

«Proprio così - conferma Francesconi – perché i tentativi di taccheggio, sempre scoperti, non si contano più. Nella quasi totalità dei casi, a compierli sono i ragazzi che bazzicano parco Stazione, proprio a ridosso del centro storico. E ogni volta si inventano un nuovo metodo. Ultimamente, ad esempio, i ragazzi entrano in negozio con una maglia di un altro negozio, appoggiata su una spalla. Si tratta di un capo nuovissimo con ancora l’etichetta attaccata. E così, quando si avviano all’uscita e scatta l’allarme antitaccheggio, loro cercano sorridenti di spiegarci che a far scattare l’allarme è stato senza dubbio il capo acquistato poco prima in un altro negozio. Ma ormai non ci caschiamo più perché, ogni volta, nascosta sotto i vestiti, troviamo loro della merce presa dai nostri scaffali. Accade molto spesso. Questi ragazzi non sanno che noi commercianti, ormai da tempo, proprio per proteggerci da questo fenomeno, facciamo rete e ci scambiamo informazioni sulle persone e sui metodi che queste utilizzano per rubare la merce nei nostri negozi. Va detto che le forze dell'ordine sono molto presenti e che fanno tutto quanto è nelle loro possibilità per cercare di contrastare questi furti. Ma hanno le mani legate e, spesso, parlando con loro, si percepisce una comprensibile frustrazione. I ragazzi che vengono fermati per questi taccheggi sono in giro per i portici solo qualche ora più tardi».

Certo – conclude Riccardo - non dico nulla di nuovo, ma lavorare in queste condizioni è davvero difficile».













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