BRESSANONE. Il centro di competenza lingue della Lub ha presentato ieri le sintesi dell'analisi linguistica sulle prove di ladino, italiano e tedesco svolte dagli studenti delle quinte classi delle superiori ladine. E i risultati confermano la bontà del modello scolastico, pur difficilmente esportabile.
Quello che l'asettica statistica dell'Astat provinciale ha già affermato analizzando i dati dell'esame di bi e trilinguismo del 2010, e cioè che mediamente i candidati di madrelingua ladina superano l'esame di conoscenza delle tre lingue provinciali in percentuale quasi doppia rispetto a quelli degli altri due gruppi linguistici, è ora provato anche scientificamente dall'analisi linguistica commissionata al Centro DI competenza lingue della Libera Università di Bolzano sugli elaborati scritti delle prove di ladino, italiano e tedesco eseguite dagli studenti delle quinte superiori ladine sui temi più scelti dai loro colleghi di madrelingua italiana o tedesca agli esami di maturità. Essa ha confermato infatti, come spiega la professoressa Rita Franceschini, direttrice del Centro di competenza lingue della Lub, «che la padronanza delle tre lingue provinciali acquisita dagli studenti delle scuole ladine a fine scuola dell'obbligo è di ottimo livello ed in alcuni parametri, come per esempio nella qualità e ricchezza verbale, intesa come varietà di verbi impiegati, arriva addirittura a superare le competenze degli studenti di madrelingua».
È la conferma, su base scientifica, della bontà del modello di insegnamento trilingue elaborato ed applicato dalla scuola ladina che, grazie al ladino usato come lingua ponte, consente l'apprendimento e l'approfondimento delle altre due lingue senza peraltro penalizzare la padronanza della madrelingua. Ancora la professoressa Franceschini: «Gli elaborati hanno dimostrato che gli studenti, a fine scuola dell'obbligo, sono in possesso della gran parte del patrimonio lessicale della lingua ladina, che impiegano con la stessa proprietà di linguaggio del tedesco o dell'italiano. La ragione è certo da ricercarsi nella forte identità culturale e territoriale della popolazione ladina, che cura con particolare fervore la sua madrelingua pur aprendosi senza remore alle altre due lingue provinciali, riconosciute necessarie per uscire dagli ambiti strettamente valligiani».
Nel dettaglio, l'analisi linguistica svolta sugli elaborati scritti è vissuta su parametri come il numero delle parole usate nel periodo, il numero delle frasi subordinate, l'uso dei modi e tempi verbali semplici e composti nonchè sulla ricchezza verbale oltre che sul patrimonio lessicale. Un modello senza punti deboli e quindi da esportare? Non è proprio così: «I problemi - continua la professoressa Franceschini - esistono, ma sono quelli noti e che sono già a conoscenza degli insegnanti nell'ambito scolastico. L'ortografia è uno di essi come i concasi, cioè i casi diversi fra il tedesco e l'italiano, mentre per quanto riguarda l'esportabilità il discorso si fa difficile per l'impossibilità di "sacrificare" una delle altre due lingue a lingua ponte, con sole due ore di lezione a settimana».

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