INDAGINE ASTAT

Prezzi, a Bolzano la spesa più cara dell'Alto Adige

Indagine Astat: oscillazioni notevoli fra un comune e l'altro nei beni di largo consumo



 BOLZANO. Che l’Alto Adige sia la provincia italiana coi prezzi più alti è ormai un dato assodato. Lo dimostrano varie ricerche e lo dice anche il tasso d’inflazione, che nei primi mesi del 2010 è tornato ben al di sopra della media italiana. Ma all’interno della provincia di Bolzano, qual è il comune più caro? La risposta l’ha cercata di dare l’Astat, mettendo a confronto i prezzi in una dozzina di comuni. Tolti i centri turistici come Badia o Nova Levante che hanno ovviamente prezzi più alti per via dell’elevata presenza di ospiti, a spendere di più sono i bolzanini. A fare la differenza rispetto a Merano, Brunico, Bressanone e ancor di più Egna o Vipiteno sono soprattutto i prodotti più comuni: dal riso alla pasta passando per latte, tonno e yogurt. Nel capoluogo si risparmia invece su pannolini e dentifricio, oltre che negli esercizi pubblici come bar e ristoranti.
 Il criterio di confronto utilizzato dall’Astat è quello del “brand”. In sostanza, per ogni prodotto rilevato viene stabilita una marca largamente diffusa e si considera il prezzo medio di questo prodotto nei vari punti vendita di uno stesso comune. Si tratta, così sostiene l’ufficio di statistica provinciale, di un criterio particolarmente adatto per confronti territoriali perché mette a confronto prodotti identici. Ma nonostante il prodotto sia sempre lo stesso, i prezzi si differenziano in maniera spesso anche consistente. Così un litro d’olio d’oliva della stessa marca oscilla tra i 3,99 euro che si pagano a Falzes e i 6,69 euro di San Leonardo in Passiria. Il detersivo per stoviglie (1.250 ml) costa 1,62 euro a Rio Pusteria e 2,60 a Nova Levante. Un litro di succo di frutta costa 1,15 euro a Falzes e 1,92 euro a Tirolo. E per 18 lavaggi dello stesso detersivo per lavatrice in polvere si pagano 7,77 euro a Tirolo, mentre a Vipiteno ci vogliono solamente 4,71 euro.
 Il confronto che però è più interessante è quello tra i centri maggiori. Il paniere composto da 40 prodotti (soprattutto alimentari, ma anche articoli per la casa, servizi ricettivi e altri beni) costa da un minimo di 153,77 euro (a Silandro) a un massimo di 159,66 (a Bolzano). La grande differenza tra il capoluogo e gli altri centri come Merano, Brunico o Bressanone la fanno i supermercati da una parte e gli esercizi ricettivi (bar e ristoranti) dall’altra: i primi praticando prezzi superiori, i secondi con costi più bassi.
 Qualche esempio: a Bolzano il caffè costa un euro. È il prezzo più alto tra i vari capoluoghi italiani, ma è inferiore a quelli di Brunico (1,08 euro), Merano (1,10 euro) e Bressanone (1,10 euro). Per un cappuccino a Bolzano si spendono 1,48 euro, mentre a Brunico si sfiorano i 2 euro. Un pasto in ristorante a Bolzano costa 12,16 euro, un po’ di più negli altri centri. Si paga di meno anche dai barbieri: un taglio di capelli per uomo costa 21,40 euro a Bolzano, mentre a Brunico si arriva a 25 euro (ma a Merano il prezzo medio è di 20,75 euro).
 L’altra faccia della medaglia è quella dei prodotti alimentari. Un chilo di pasta costa 86 centesimi a Bolzano: a Merano costa 83 centesimi, a Brunico e a Vipiteno 79, a Bressanone e Egna 76. Il capoluogo ha prezzi più alti anche per il riso, il tonno in olio d’oliva, il latte (fresco e a lunga conservazione), il grana padano, le mele, i chewing gum, i frollini, lo yogurt e il gelato confezionato.
 I motivi che stanno dietro alla differenza di prezzo sono da ricercare soprattutto nella diversa struttura dei costi che gravano sugli esercizi commerciali bolzanini che hanno da pagare mediamente affitti più alti, mentre i prezzi più bassi per gli esercizi ricettivi sono riconducibili alla fortissima concorrenza che deriva dalla presenza nel capoluogo di circa 500 locali tra bar e ristoranti













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