Prodi: «Ora uniti contro i sovranisti» 

La lectio magistralis dell’ex premier: «Europa e solidarietà, valori che dobbiamo difendere. Da soli non ce la faremo»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Uniti, bisogna stare uniti. Lezione di Europa ieri con Romano Prodi. Se vogliamo salvarci, ha detto l’ex presidente della Commissione europea e presidente del Consiglio, se vogliamo sopravvivere ai grandi, alla Cina, agli Stati Uniti, alle «fortune enormi accumulate» dai giganti del web, «serve una forte coscienza europea». Prodi torna a Bolzano e riempie la sala Kolping. C’è la politica che conta e ha contato, che lo ha accompagnato negli anni. Il centrosinistra che era unito anche grazie a Prodi, con l’Ulivo e poi, appunto, con l’Unione, e la Svp che grazie al professore ha «costruito l’autonomia dinamica», cioè fatto il pieno di poteri.

L’occasione è la presentazione del libro «Con Romano Prodi per una autonomia vincente», che ripercorre il suo governo 2006-2008 dal punto di vista del Gruppo per le autonomie (scritto da Carmelo Salvo, Praxis edizioni, sintesi in tedesco di Claudio Calabrese).

La sua presenza è una sorta di evento, visto che Prodi si tiene distante dalla politica attiva. Lo dice infatti: «Non sapete che piacere mi faccia essere qui. Da dieci anni non sono più andato a un evento con rappresentanti politici».

Grandi abbracci, una accoglienza che racconta tutto. «Che nostalgia», «allora sì che...», si dicono prima di stringergli le mani. Prodi li scuote, parla della collaborazione con il Gruppo per le autonomie, che era in maggioranza, chiede di pensare a domani, non a ieri: «Si discuteva tanto, ma tanto, si trovava un accordo e poi non c’è mai stato un problema. Non parlo per nostalgia, perché mi avvicino agli ottant’anni. Dobbiamo recuperare la politica in cui si parla e si decide. Guardate che è un problema serio, il tema della responsabilità, del rispetto della parola data, della coerenza. Non erano rapporti idilliaci, non si cedeva facilmente, ma si stava aderenti alle cose. Questa è la politica». Prodi ribadisce di non avere intenzione di parlare della politica quotidiana, ma lo fa, attraverso i suoi pensieri. Non cita la Lega, ma dice «il sovranismo in Europa è un suicidio. O stiamo insieme e abbiamo una parola nel mondo, oppure torniamo al sovranismo e non abbiamo nessuna parola». E ancora, «parlavamo di cose concrete, adesso la politica procede per slogan». Sul doppio passaporto tira dritto, «parlo delle materie che conosco bene, ma voglio solo le cose accettate dai Paesi europei».

Lo accolgono, tra gli altri, Oskar Peterlini, all’epoca capogruppo, Helga Thaler Außerhofer, che nel 2001 ebbe l’intuizione di fondare al Senato il Gruppo per le autonomie, lasciando il gruppo misto (capolavoro politico della Svp, sostenuto da Giulio Andreotti), l’ex senatore Manfred Pinzger. Siegfried Brugger lancia rasoiate: «Che grande personaggio, e un amico. L’ultimo esponente serio del Pd, insieme ad Enrico Letta. Poi il deserto». Luisa Gnecchi dà ragione a Brugger: «Tanti italiani voteranno Svp, tale è la voglia di stabilità». In prima fila c’è l’ex presidente Luis Durnwalder. Peterlini rievoca «la riunione con Prodi e i nostri parlamentari e Luis continuava a elencare le richieste. Non finiva più, allora Romano ha detto “adesso basta, farò quello che potrò”, e così è stato». Il presidente Arno Kompatscher invita a non trarre conclusioni dal bagno di centrosinistra della Kolping: «Sono qui da europeista convinto per ascoltare un grande europeo». Nessuna ipoteca sulla prossima giunta. L’idillio tra Salvini e Strache (Fpö), che vogliono una Europa ben diversa? «Quando i nazionalisti si incontrano», così Kompatscher, pensano ai rispettivi Paesi. Di solito lo si capisce troppo tardi». Prodi e Michl Ebner ricordano i tempi di Bruxelles, c’è anche il verde Sepp Kusstatscher, anch’egli ex europarlamentare, il Pd con Tommasini, Huber, Repetto, Prader, Calò, il sindaco Caramaschi, l’ex sindaco Spagnolli, Di Puppo, l’avvocato Gianni Lanzinger , la sinistra con Salvatore Cavallo, eletti della Svp, i presidenti Roberto Bizzo (consiglio provinciale) e Thomas Widmann (consiglio regionale, che ha concesso il patrocinio). Prodi tiene una sorta di lectio magistralis. Guarda Kompatscher: «Dovete essere un ponte attivo tra nord e sud». Attivo, dice: «La Provincia aiuti l’Italia sulla cultura tecnica. In Italia abbiamo una bilancia commerciale attiva, ma ci manca la cultura organizzativa e del lavoro, l’organizzazione tecnica diffusa in Germania. Qui c’è l’istituto di ricerca Fraunhofer, avete l’università trilingue, un forte radicamento dell’istruzione tecnica, mentre i genitori italiani tendono ancora a pensare che il liceo sia l’unica strada. I vostri dati sull’occupazione non arrivano gratis, hanno una spiegazione». Torna sulla politica: «È sempre compromesso, non è una parola sporca, ognuno cede qualcosa per un obiettivo. Anche l’autonomia è a rischio, quando si parla solo per slogan e spuntano i temi identitari senza contenuti». Poi tanta Europa, «necessaria», insiste: «È una fase complicata. Ma il 12 settembre è stata approvata la norma sul copyright: l’unico modo per continuare ad avere voce. La grande economia è cinese e americana, le compagnie del web, nuovi padroni del mondo, accumulano ricchezze senza paragoni: da soli non ce la facciamo, come Italia o Francia, forse solo la Germania. Ci salveremo solo come Europa».

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