Profughi, Stocker:«Bolzano ha dato»

L’assessora convoca i presidenti dei comprensori e incalza i sindaci. Caramaschi: «Nel capoluogo ne abbiamo troppi»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Accoglienza dei profughi, Bolzano non arretra, anzi rilancia. Il sindaco Renzo Caramaschi mette sul tavolo il rispetto delle regole nazionali sulla suddivisione tra Comuni delle quote: «Bolzano è troppo oltre la cifra che le spetterebbe, in base all’accordo accettato dall’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, che riguarda anche noi». Caramaschi, che ieri ha avuto una vivace telefonata con il presidente del Consorzio dei Comuni Andreas Schatzer, ha messo in agenda un incontro, per ora riservato, «ad alti livelli, che chiarirà tutto». Perché non c’è solo il tema dei richiedenti asilo assegnati ufficialmente a Bolzano. Caramaschi solleva il problema dei «fuori quota», gli oltre 300 immigrati arrivati autonomamente a Bolzano, che si aggiungono ai 532 del contingente nazionale ospitati in città. Una situazione che sta provocando tra l’altro la distinzione di migranti di serie A e di serie B, come denunciano i Verdi (si veda l’articolo sotto).

Nei giorni scorsi la crisi dell’accoglienza altoatesina è stata simbolizzata dal duello colorito tra Bolzano e il sindaco di Laives Christian Bianchi. In realtà Caramaschi chiama in causa tutto il sistema: «Certo che è più facile scaricare i problemi su Bolzano, prendendo in affitto qualche magazzino, piuttosto che andare a rompere le scatole ai Comuni turistici. Ma la provincia è piena di caserme dismesse e il problema non è nemmeno questo: non servono le caserme, ma l’accoglienza basata su piccoli numeri, che non creano impatto, mentre ormai Bolzano scoppia. Finora la situazione è sotto controllo, ma voglio risolvere il problema prima che succeda qualcosa».

L’assessora provinciale Martha Stocker, ieri di rientro dalle ferie, tende la mano a Bolzano: «Abbiamo detto che il capoluogo ha fatto la propria parte e non andrà gravata ulteriormente. Abbiamo elaborato un piano con le quote previste nei diversi territori». Ma i Comuni, invitati a collaborare nella ricerca di strutture per l’accoglienza, frenano. «Infatti ho chiesto di organizzare subito una nuova riunione con i presidenti delle comunità comprensoriali. Deve esserci solidarietà tra i Comuni», annuncia Martha Stocker. La Provincia non è tenuta ad affidarsi ai Comuni nella ricerca di immobili. Ha scelto la strada del dialogo, ma può forzare la mano di fronte a palesi resistenze (come nel caso di Laives). In un modo o nell’altro, incalza Caramaschi, la questione andrà risolta, «ecco perché mi rivolgerò in alto, oltre a discutere della questione nella seduta del Consorzio dei Comuni del 2 settembre». Se la Provincia dice «Bolzano ha fatto abbastanza», il Comune rilancia «no, abbiamo fatto più del dovuto». Così Caramaschi: «l’Anci ha accettato un accordo sulle quote di richiedenti asilo che prevede l’accoglienza di 2,5 persone ogni mille abitanti. A Bolzano ne spetterebbero dunque 270, invece siamo all’8 per mille: ci facciamo carico dei 532 richiedenti asilo “ufficiali” e dei 300 fuori quota, le persone che arrivano da sole, non identificate, che scelgono naturalmente i centri più popolosi e per le quali sono state allestite le strutture di pernottamento all’ex Lemayr e in zona Salewa». Caramaschi punta a ridurre le presenze su Bolzano: «Certo, l’obiettivo è questo. Il problema è molto più serio della mia polemica con Bianchi, che interviene via facebook da Miami Beach...». L’assessore alle Politiche sociali Sandro Repetto condivide l’allarme del sindaco: «I migranti fuori quota stanno diventando un problema: arrivano da soli, sono al di fuori del circuito iniziale delle identificazioni dopo gli sbarchi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità