Prostitute, ai Piani il sindaco-sceriffo

Caramaschi nel quartiere per verificare l’efficacia della cura anti-clienti: la presenza costante dei vigili sta dando benefici


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Sa quando ho deciso che bisognava assolutamente fare qualcosa? La sera in cui, passando da queste parti, ho visto padre, madre e figlio di pochi anni tornare a casa, camminando in mezzo alle prostitute ferme sul marciapiede in attesa dei clienti. Non ho mai pensato di riuscire a eliminare il fenomeno, ma l’obiettivo era di ridurre l’impatto su quanti abitano ai Piani, costringendo le ragazze a spostarsi nella parte del quartiere dove ci sono uffici, magazzini e locali». È passato quasi un anno (era il settembre del 2016, ndr) dal giorno in cui il sindaco-sceriffo Renzo Caramaschi ha lanciato l’offensiva contro i clienti delle lucciole e periodicamente va a controllare di persona, per verificare se la “cura”, che ha un costo per le casse comunali, sta avendo effetto.

Appena le prostitute tornano ad avanzare superando l’incrocio tra via Macello e via Piani, chiama immediatamente il comandante dei vigili urbani Sergio Ronchetti, chiedendogli di intervenire.

Caramaschi era lì anche venerdì sera assieme all’assessore al sociale Sandro Repetto, per parlare con i vigili urbani e capire se sia necessario adottare qualche correttivo.

Intendiamoci, se qualcuno si aspettava miracoli, ovvero la scomparsa delle prostitute dai Piani, non potrà che essere deluso: le ragazze, tutte straniere e molto giovani, continuano ad essere 25-30; i più realisti invece ammettono che le cose sono migliorate eccome da quando il sindaco ha deciso che dal lunedì al giovedì, fino alle una di notte ci sarebbe stata una pattuglia fissa ai Piani e il venerdì e il sabato due, se non addirittura tre. Non solo: nei punti in cui si fermavano le auto dei clienti, per contrattare il prezzo della prestazione, sono stati installati i cartelli con il divieto di fermata. «Io lavoro e abito in via Macello - dice Sinani Ajet, titolare della pizzeria “Queen”, originario del Kossovo ma residente a Bolzano da oltre vent’anni - e prima che ci fosse un’intensificazione dei controlli da parte di vigili urbani, qui la notte non si chiudeva occhio tra le sgommate dei clienti e le urla delle prostitute. La situazione adesso è decisamente migliorata».

In effetti, l’abbiamo verificato anche noi l’altra sera: le prostitute che prima arrivavano fino al sottopasso di via Renon, spingendosi spesso in piazza Dodiciville, sono state costrette ad “arretrare” nella parte più alta di via Macello, dove le case di abitazione sono poche.

«Quando i clienti vedono la nostra macchina con il lampeggiante accesso - spiegano i vigili - girano alla larga. Noi facciamo solo normali controlli: patente, libretto, assicurazione. Ma se uno va a prostitute, ovviamente, non ha piacere di farsi notare da queste parti. Teme di essere schedato e non ci dorme la notte all’idea che la moglie o i figli possano venire a sapere».

A questo punto la cosa più semplice sarebbe che si spostassero tutte verso la rotonda di via Macello, dove ci sono i Magazzini generali e subito dopo il Mercato, ma il “trasferimento” è più complicato del previsto. «Le ragazze , che nella stragrande maggioranza arrivano in treno da Treno e Verona, ci hanno spiegato - dicono i vigili - che c’è una sorta di spartizione del territorio, per cui in via Macello ci sono soprattutto rumene, a ponte Campiglio le albanesi; sull’asse di via Innsbruck verso il Kampill Center e più in su verso il distributore le ragazze di colore; i trans stazionano vicino al Cineplexx; mentre in viale Trento lavorano le sudamericane. Quando una “invade” la zona dell’area scoppiano furibonde risse».

Per tutti questi motivi, la cura Caramaschi continua.













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