Provincia: test linguistico ai neoassunti

Ai nuovi assunti dalla Provincia autonoma non basterà aver ottenuto il patentino di bilinguismo o un certificato equipollente: dovranno anche dimostrare sul campo, con un test a sorpresa durante i sei mesi di prova previsti dal contratto, di conoscere a sufficienza la seconda lingua



BOLZANO. Una delibera destinata a far discutere: la porterà in giunta domani l'assessore provinciale al personale Thomas Widmann. La proposta prevede una verifica della conoscenza della seconda lingua aggiuntiva al patentino di bilinguismo obbligatorio per tutti i dipendenti pubblici in Alto Adige.
L'assessore spiega che la delibera nasce dall'esigenza di combattere un fenomeno sempre più diffuso: «Ci sono dipendenti che hanno ottenuto il patentino di bilinguismo, eppure non parlano correttamente la seconda lingua. Il problema non è di tipo etnico e riguarda sia italiani che non parlano il tedesco, sia sudtirolesi che non conoscono abbastanza l'italiano». Ma buona parte dei dipendenti provinciali sono a contatto diretto con la popolazione e la comunicazione corretta in entrambe le lingue è fondamentale. Da qui la proposta di un test aggiuntivo: «Durante i sei mesi di prova - prosegue Widmann - un'apposita commissione interna avrà il compito di valutare se effettivamente il dipendente è bilingue oppure no». Resta da chiarire in quale modo sarà attuato il controllo («un criterio potrebbe essere quello di verificare se ci sono state lamentele da parte dei cittadini», propone l'assessore), mentre a livello giuridico secondo la Provincia non dovrebbero esserci problemi.
La pensano in maniera opposta i sindacati, che protestano vivacemente. «È sicuramente illegittimo», afferma deciso il segretario del sindacato "Gs" Gianluca Moggio che aggiunge: «Una decisione di questo tipo ridicolizza l'esame di bilinguismo proprio nel momento in cui sono stati decisi i titoli di equipollenza. La Provincia intende screditare il patentino? Allora bisogna agire su quello, non aggiungere una valutazione interna che aumenta la discrezionalità per quanto riguarda l'assunzione dei dipendenti nel settore pubblico. Un test di questo tipo è previsto per traduttori e interpreti, ma ha senso solo per questo profilo specifico e non per gli altri».
D'accordo Cornelia Brugger, segretaria della funzione pubblica della Cgil: «La proposta non è assolutamente condivisibile. Piuttosto la Provincia dovrebbe concentrarsi sull'insegnamento della seconda lingua nelle scuole: invece di continuare a dire di no all'immersione, dovremmo fare di tutto per portare i nostri giovani a uscire perfettamente bilingui dalla scuola».
Così Dodo Detassis della Uil: «Il possesso del patentino di bilinguismo è espressamente previsto dallo statuto di autonomia, non credo che una decisione della giunta provinciale possa modificare questa norma. In ogni caso, anche se questa proposta fosse giuridicamente sostenibile, siamo molto scettici su come potrà essere messa in pratica. Ad esempio: chi verifica la conoscenza della seconda lingua da parte del dipendente pubblico? La verità è che il problema del bilinguismo è reale, ma non è così che si risolve. Bisogna piuttosto affrontarlo alla radice, migliorando l'apprendimento linguistico a scuola. Ma l'idea dell'assessore ci sembra davvero una proposta fuori dal mondo».

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