Psico-macchine, divertente catalogo di Sandro Ottoni

Racconti affiancati dalle musiche di Franceschi si moltiplicano gli effetti di straniamento e ironia


di Daniela Mimmi


di Daniela Mimmi

Musica e letteratura sono senza dubbio un binomio affascinante. Tanto più se le parole sono quelle di Sandro Ottoni e le note sono quelle che Mauro Franceschi crea con la sua chitarra. Oggi 21 maggio, alle ore 18 presso la Biblioteca Civica di Bolzano, in concomitanza con la presentazione della rivista Fillide.it, Sandro Ottoni leggerà alcuni brani del suo «Catalogo delle psicomacchine 2055» che la rivista pubblica a puntate. «Questo “Catalogo” è concepito come un futuro catalogo per la pubblicità di prodotti, di gadget fantascientifici. Ogni articolo è descritto in una scheda, con immagini e note di approfondimento, e costituisce un racconto più o meno breve. Questi prodotti sono basati su una tecnologia rivoluzionaria che permetterà di far interagire la materia organica con metalli ed elementi radioattivi. Ne avremo vari effetti “benefici” per il corpo e soprattutto per la mente: il potenziamento dell’intelligenza, il governo delle emozioni, della memoria, del comportamento amoroso o di quello sociale, ecc. Insomma una serie di effetti psichici, da qui il nome: psicomacchine. Per l’occasione del reading ho cercato di scegliere alcuni dei racconti più brevi e divertenti», afferma Sandro Ottoni.

Perché ha scelto Mauro Franceschi per accompagnarla?

«Conosco Mauro da qualche anno, come musicista e come amico, penso che entrambi seguiamo una ricerca di espressione artistica che è soggettiva e indipendente. Però, parlandone ci siamo spesso ritrovati nei riferimenti, nelle letture, nei gusti. Così, nelle nostre chiacchierate, è nata l’idea di “fare qualcosa insieme”. Stiamo in effetti lavorando a un progetto teatrale, una composizione di recitazione, musica e immagini. L’incontro di lunedì dovrebbe esserne un primo esperimento».

Hanno qualcosa in comune i racconti che leggerà con la sua musica?

«Quando ci siamo posti il problema di come procedere, abbiamo scartato sia la possibilità di intervallare testi e musiche (come avviene spesso nei reading), sia quella di usare la musica come commento emotivo o sottolineatura del testo. Al contrario ho subito condiviso l’idea di Mauro, che è quella di affiancare per tratti i due momenti, lasciandoli scorrere in parallelo e affidando alla loro autonomia i vari esiti di accordo o di contrasto, di commento o di frizione. Il risultato complessivo mi piace molto, mi pare che l’apporto musicale moltiplichi gli effetti di straniamento e di ironia che mi proponevo».

Ha un racconto preferito che non toglierebbe mai dal programma?

«Non direi, ma per dare un esempio concreto, cito uno dei primi che ho scritto: il “Distributore di elogi”. Questo sarebbe una grossa macchina da ufficio che distribuisce lattine di una “bevanda gassosa”, nel senso che va inalata più che bevuta. Tale prodotto consente al consumatore di udire una serie di voci che lo lodano e lo incoraggiano nelle traversie della vita quotidiana, persino al suo funerale…».

Pensa che il connubio letteratura-musica possa dare nuovi sbocchi soprattutto ai reading?

«Credo di sì. Però, come capita di vedere in questi connubi, si fa spesso della musica una specie di ancella, di piatto su cui servire la pietanza del testo. Il risultato mi sembra abbastanza noioso e controproducente perché la tensione del testo risulta così spezzata dalla musica e viceversa. Noi abbiamo cercato di fare qualcosa di diverso, spero che il pubblico possa apprezzarlo».

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