Quando al Brennero bloccavano i “meridionali”

Nel 1962 l’Austria non fa passare gli emigranti diretti in Germania


di Orfeo Donatini


“Corsi e ricorsi della storia”: non solo certi nostri politici dovrebbero studiare un po' di filosofia e di storia – da Giovambattista Vico a Benedetto Croce giusto per citare due pilastri di quella asserzione – ma anche semplicemente andarsi a leggere le cronache di non moltissimi anni fa considerato che oggi vogliamo riproporvi un articolo di 53 anni fa.

«Emigranti senza mezzi bloccati al Brennero – situazioni penose alla sbarra di confine», recitava infatti il titolo dell'Alto Adige dei 2 febbraio 1962 in cronaca di Bolzano. Sempre in cronaca di Bolzano in questi giorni i titoli erano «Stazioni presidiate – rafforzato il contingente alla frontiera e preoccupazione a Bolzano per la sospensione di Schengen», oppure «Centinaia di migranti in stazione con la speranza di proseguire il viaggio verso Nord», o ancora «La polzia austriaca respinge i migranti», e si protrebbe continuare a lungo. Dunque la storia si ripete drammaticamente anche se, forse ma non sempre, cambia solo il colore della pelle.

Ma torniamo a quella cronaca di 53 anni fa: «Da più parti – vi si legge - ci è giunta notizia di una penosa situazione che quasi quotidianamente si verifica alla stazione ferroviaria del Brennero e che ha per interpreti principali quei gruppi di lavoratori connazionali diretti in Germania provenienti in massima parte dai paesi del Meridione».

«Si tratta di gruppi di operai spessissimo in condizioni di estrema indigenza, che sono costretti a sostare - a volte per più giorni – in attesa che i loro documenti per il passaggio della frontiera siano regolarizzati. Bisogna premettere subito che in tale situazione si mettono essi stessi in quanto moltissimi giungono al valico di frontiera con documenti irregolari oppure scaduti, a volte da alcuni mesi. Alle autorità di frontiera italiane non resta che intervenire con provvedimenti d'urgenza per la regolarizzazione, procedimenti che tuttavia, nonostante ogni impegno e la molta pazienza, richiedono sempre un certo lasso di tempo. Durante l'imprevista attesa questa gente vaga per interi giorni all'interno della stazione. Solo coloro che hanno qualche soldo in tasca si azzardano ad uscire in paese per consumare qualche pasto negli alberghi e passare il tempo nei pubblici locali. La maggior parte di loro però, quasi sprovvisti di mezzi finanziari, vive alla benemeglio ed è spesso costretta per mangiare a chiedere un piatto di minestra alle autorità di frontiera, al ristorante della stazione e alle mense dei ferrovieri. Questa situazione però, data la forma e il suo generalizzarsi e dilagare, richiede interventi di ben altra natura. Provvedimenti che interessano per primo gli organi amministrativi dello Stato e in secondo luogo tutte le associazioni assitenziali della Provincia e quelle a carattere nazionale».

«Questa nostra nota - contiuna l’articolo -, sollecitata da più parti, ha appunto lo scopo di richiamare l'attenzione delle autorità di governo sull'incrudirsi di tale situazione di estremo disagio affinchè siano presi i provvedimenti più opportuni. Vuole richiamare anche l'attenzione delle associazioni e delle opere assistenziali più vicine perché attuino quegli interventi mediante i quali sia possibile portare con maggiore immediatezza un primo e sia pure temporaneo sollievo. Si vedrà in un secondo tempo come risolvere tale situazione in una maniera definitiva. Allo scopo servirebbe egregiamente in questa zona di confine – tremenda nella stagione invernale – un “ostello” per i lavoratori diretti all'estero, organizzato in modo da costituire un effettivo aiuto per la massa sempre più crescente dei lavoratori italiani diretti nei diversi stati dell'Europa centrale. Una soluzione comunque dignitosa per il Paese e decorosa per la classe lavoratrice si impone con tutta urgenza, e non troveranno alcuna giustificazione le soluzioni a metà o i rattoppi cui troppe volte siamo costretti a ricorrere per mancanza di mezzi adeguati o, peggio, per un'incompleta visione o conoscenza del problema. Per ultimo diremo che se l'autorità di polizia, quelle amministrative e anche quelle religiose dei centri di provenienza di questi lavoratori intervenissero in partenza, prima cioè che questi lascino il loro paese, sarebbe già fatto un primo grande passo innanzi. E' incredibile come così gran numero di gente ancor oggi si metta in viaggio verso un paese straniero con tanta leggerezza e ignoranza, E' incredibile eppure è vero; e ciascuno di noi potrebbe rendersene conto sostando per breve tempo in un giorno qualunque dell'anno nella stazione ferroviaria del valico del Brennero».

Come dire: si potrebbe cambiare la data e mettere quella di oggi e quell'articolo – passati con tutti i benefici del caso gli stili giornalistici dell'epoca – potrebbe essere usato per quanto sta accadendo in queste ore per l'arrivo di centinaia di migranti dal Nord Africa.

Poi certo scatta la commozione e l'umana solidarietà di migliaia di altoatesini e sudtirolesi per il piccolo James che nasce praticamente su un treno da quella giovane mamma nigeriana diretta anch'essa in Germania. Tuttavia il nodo drammatico – non l'unico evidentemente – è dovuto anche a quella decisione, ad esempio, della Baviera di chiudere i propri confini. “Per noi stop ai profughi” ha sentenziato un ministro del Land germanico come se si trattasse di una partita di granaglie da parcheggiare da qualche parte e non di donne, uomini e bambini disperati in fuga spesso dalla guerra che si somma sempre alla miseria più profonda delle loro terre d'origine.

Ecco perché è davvero vergognoso che si possa fare impunemente della becera strumentalizzazione politica sul destino di migliaia di esseri umani in cerca di una speranza di vita così come lo erano quelle migliaia di nostri connazionali che solo poco più di cinquant'anni fa percorrevano le medesime vie della speranza con la medesima disperazione alle spalle.













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