Quarantenne a processo: «Filmava i ragazzini»

I fatti sarebbero avvenuti in uno spogliatoio del centro sportivo di Brunico. L’uomo, che ha sempre negato ogni addebito, ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Un quarantenne altoatesino è accusato di aver filmato un ragazzino all’interno di uno spogaliatoio del centro sportivo di Riscone di Brunico. Sono stati due giovani a segnalare ai carabinieri l’accaduto. La successiva perquisizione domiciliare ha permesso di scoprire migliaia di foto proibite scaricate dal computer dell’indagato ma non sono state trovate filmati o immagini relative al fatto contestato. Un particolare che ha reso la difesa, sostenuta dagli avvocati Flavio Moccia e Paola La Pira, più sicura e determinata.

In effetti ieri mattina, nel corso dell’udienza preliminare a Trento, i due legali hanno chiesto e ottenuto di procedere con rito abbreviato. Il giudice ha accolto la richiesta e ha rinviato il procedimento a fine mese per arrivare rapidamente a sentenza. Gli avvocati ritengono che a carico del loro assistito non via alcuna prova dell’effettiva produzione di immagini pedofile tramite foto o filmini realizzate nello spogliatoio del centro sportivo di Brunico.

Il quarantenne altoatesino è accusato di pornografia minorile (articolo 600 ter del codice penale). Si tratta di un reato grave previsto per chi «sfrutta minori di anni 18 al fine di realizzare esibizioni pornografiche o di produrre materiale pornografico». L’imputato riconosciuto colpevole di questo reato rischia una condanna da sei a 12 anni di reclusione. Proprio a seguito della gravità del reato la competenza, sotto il profilo giudiziario, è della Direzione distrettuale antimafia di Trento. Gli avvocati difensori però ritengono che non vi siano prove concrete a carico dell’indagato sul fronte della produzione del presunto video pedofilo in quanto le immagini in questione non sono mai state trovate.

Ovviamente l’altoatesino sotto accusa rischia concretamente di essere condannata per la detenzione delle immagini proibite ma si tratta di una ipotesi d’accusa decisamente meno grave rispetto al capo d’imputazione originario.

L’articolo 600 quater del codice penale prevede infatti che chi consapevolmente «si procura o dispone di materiale pornografico prodotto mediante lo sfruttamento sessuale dei minori di anni 18 è punito con la reclusione sino a tre anni». Un’ipotesi ben più lieve, come detto, rispetto a quanto previsto in caso di provota produzione di materiale pedopornografico. Ora la vicenda finirà davanti al giudice entro fine mese.

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