«Recuperare le 4 mila case  sfitte sparse sul territorio» 

L’insegnante del M5S: scuole aperte durante le ferie per aiutare le famiglie Lo strappo di Köllensperger: con noi non c’è posto per l’arrivismo


di Sara Martinello


BOLZANO. Scuola, pensioni, prezzi delle case. Questi i temi sui quali insiste Francesca Morrone, quarta nella lista presentata dal Movimento 5 stelle per le elezioni di domenica e protagonista, insieme a Francesca Schir, della querelle che ha infiammato il M5S a seguito dello “scippo” – lo definisce così – di Paul Köllensperger.

Non è così usuale che parte dell’arena politica sia in mano a due donne.

«Sì, siamo tenute al di fuori dei canali mediatici e propagandistici. Con Francesca Schir abbiamo tenuto un incontro a Bolzano, lunedì. Entrambe abbiamo notato come abbattendo i canoni della retorica machista, il parlare per slogan, siamo riuscite a intavolare una discussione efficiente col pubblico. Ma non sono una femminista, non mi piacciono gli “ismi”».

E con Köllensperger, invece?

«Purtroppo abbiamo subìto lo scippo di una personalità eccellente: pazienza e perseveranza per il M5S sono virtù, mentre in lui e Schir hanno prevalso sentimenti individualisti che ci hanno impedito di crescere come movimento, anche con Köllensperger al suo interno. Evidentemente è sembrata ghiotta la possibilità di uscire da una visione che impone di convergere sui temi, di accantonare l’arrivismo e di devolvere la metà dello stipendio».

Le differenze tra M5S e Team Köllensperger?

«Loro hanno una certa disponibilità finanziaria e hanno creato un piccolo potentato locale fatto di esperti che vivono di politica. La nostra invece è una posizione di inchiesta, basta ricordare le visite di Nicolini a Roma per la sanità o da Toninelli per l’A22. In generale il nostro è un governo di opposizione: la legge spazzacorrotti, il taglio dei parlamentari, l’introduzione del referendum propositivo come segnale di controllo da parte dei cittadini sull’operato dei politici. È opposizione».

In Alto Adige avrebbe senso il reddito di cittadinanza?

«No, perché ci sono già tanti sussidi. Piuttosto sarebbe utile accorparli, questi sussidi, ed erogarli sotto forma di prestazioni, non di liquidità. Qui è più interessante la pensione di cittadinanza. Abbiamo quasi 125mila pensionati, e tra le pensionate molte si collocano nella fetta che riceve meno di 500 euro al mese. È il risultato di carriere professionali discontinuative o interrotte per svolgere lavori di cura, cioè per stare a casa. Su una pensione di cittadinanza che integri l’assegno minimo, e si parla di 780 euro per le persone singole e di 1170 per le coppie e per i titolari di assegno civile o di invalidità, la Provincia potrebbe intervenire: una promessa di Martha Stocker, tale è rimasta».

Lei è madre single e insegnante precaria. Quali le proposte per i prezzi delle case?

«Bisognerebbe recuperare le circa 4mila case sfitte sparse sul territorio, e l’Ipes dovrebbe diventare una sorta di agenzia immobiliare che possa contrattare con i cittadini».

E per scuola e bilinguismo?

«Cinque punti. Il più semplice: il buono pasto dato agli insegnanti dovrebbe essere utilizzabile anche nei supermercati. Poi, scuole aperte il sabato, i giorni festivi e soprattutto durante le ferie, coinvolgendo associazioni e insegnanti a contratto. Per quanto riguarda le supplenze, basterebbe una piattaforma sul portale internet dell’Intendenza per agevolare la ricerca di personale. E l’abilitazione: dopo 15, 20 anni di precariato uno dovrebbe fare un corso, un corso di formazione aperto a tutti, non un esame. Infine, le tre intendenze paiono non comunicare affatto tra di loro. Bisognerebbe creare una commissione di esperti che crei manuali digitali, a partire da un’analisi contrastiva delle lingue».

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