Referendum anti Italia con truffa alle Poste

E’ l’accusa mossa dalla Procura nei confronti di «Südtiroler Freiheit» che spedì 375 mila buste con la tariffa agevolata. «Danno da 642 mila euro»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. L’Italia? Un paese da insultare e sbeffeggiare (vedi vicenda del tricolore finito nella spazzatura) ma da sfruttare con arguzia italica quando si tratta di far pagare alla collettività iniziative che avrebbero avuto un notevole costo per i promotori privati. E’ questa la logica che ha messo nuovamente nei guai i responsabili del Südtiroler Freiheit, il movimento politico capeggiato da Eva Klotz, la pasionaria separatista che da anni propugna il distacco dell’Alto Adige dall’Italia. Non è la prima volta che il movimento finisce nel mirino della Procura. E’ già successo per i manifesti legati alla cosiddetta «notte dei fuochi» degli anni Sessanta e alle accuse di presunte torture da parte dei carabinieri in servizio all’epoca in Alto Adige. E’ accaduto (ed il processo è ancora in corso) per i manifesti con il tricolore «spazzato via come rifiuto» da uno scopa in saggina o per lo Stato italiano paragonato ad un gabinetto di montagna nel quale urinare. Insulti allo Stato e alla comunità di riferimento, quella italiana. Gli estremisti sudtirolesi si sono sempre difesi facendo leva sul diritto di espressione, sul libero pensiero, sulla legittima attività politica.

Questa volta, però, il movimento sembra essere scivolato su una buccia di banana molto più pericolosa sotto il profilo giudiziario. L’accusa è di truffa ai danni delle Poste italiane. Per il momento l’unico nome finito sul registro degli indagati è quello di Werner Thaler, stretto collaboratore del partito e già segretario amministrativo.

Il 30 settembre dello scorso anno fu lui a presentarsi presso il centro provinciale di smistamento di «Poste Spa» di Bolzano con una distinta di spedizione di 375.720 buste pre affrancate con tariffa «posta prioritaria pro» sulla quale si attestava che le stesse contenevano materiale elettorale relativo alle elezioni provinciali in programma il 27 ottobre successivo. In realtà le buste contenevano i formulari del referendum privato indetto dal partito per conoscere il gradimento dei sudtirolesi all’ipotesi autodeterminazione. Grazie all’escamotage di far passare il tutto come propaganda elettorale in vista delle elezioni provinciali, lo stesso Thaler ottenne, per conto del partito, di spedire le buste ad un costo molto contenuto: 4 centesimi rispetto a 1,75 euro. Vista la quantità di buste spedite la differenza è pesante. L’ingiusto profitto ottenuto dal Südtiroler Freiheit è stato quantificato in 642.481,20 euro, con pari danno per il Ministero dell’Economia e delle Finanze , tenuto a corrispondere la differenza di tariffa a «Poste Italiane spa». E’ stata una segnalazione dettagliata dei carabinieri a far partire l’inchiesta. Gli stessi carabinieri ieri mattina hanno effettuato un paio di perquisizioni su disposizione della magistratura. Il blitz è avvenuto nell’abitazione di Werner Thaler (che per un certo periodo è stata indicata anche come sede operativa del movimento) e nell’attuale sede del partito in via Alto Adige a Bolzano. Nel corso delle perquisizioni è stata sequestrata tutta la documentazione riguardante l’organizzazione e la gestione del «sondaggio - referendum» sull’autodeterminazione allo scopo di verificare eventuali altri responsabili del cosiddetto «comitato referendario» da iscrivere sul registro degli indagati oltre a Werner Thaler. Il procedimento penale, in mano al procuratore Guido Rispoli, contesta all’indagato anche la presunta violazione delle norme sulla privacy a seguito del trattamento, senza autorizzazione, dei dati personali sensibili dei partecipanti.

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