Regione, il palazzone abbandonato da anni

Cinque piani vuoti dal 2011. Urzì: ristrutturazione mai partita


di Davide Pasquali


BOLZANO. Un palazzo di cinque piani, con una dozzina di posti auto coperti nell’interrato. In piena Gries. Un immobile del valore di svariati milioni di euro, vuoto da anni, per la precisione addirittura da fine dicembre del 2011. È la torre di vetro al civico 40 di viale Duca d’Aosta, a pochi metri dalla scuola media Archimede. È di proprietà della Regione e a quanto pare in futuro dovrebbe passare alla Provincia, nel caso in cui questa assumesse in carico delle nuove competenze oggi regionali. Le contrattazioni pare siano in corso da tempo, per ora senza esito.

I due enti si sono però accordati da tempo per la ristrutturazione del palazzo. I cui lavori sono già stati concessionati dal Comune nel lontano 2012. Epperò, nulla si muove. Un esempio di cattiva, anzi pessima gestione della cosa pubblica. Ieri, su iniziativa del consigliere provinciale di Alto Adige nel cuore Alessandro Urzì, si è tenuto un sopralluogo in viale Duca d’Aosta, per evidenziare lo stato di abbandono dell’immobile e sollecitare un rapido intervento. Tenuto anche conto del fatto che, come si teme, l’immobile potrebbe contenere amianto. Motivo per cui, il consigliere Urzì ieri ha presentato al riguardo una interrogazione in consiglio regionale.

La saracinesca del civico 40 è chiusa, sbarrata da dicembre 2011. Appena entrati, ad accogliere il visitatore sono due incomprensibili esempi di quella che - per usare un eufemismo - si potrebbe definire asimmetria informativa tra enti pubblici: un anno e mezzo dopo essere stato chiuso, l’edificio è stato dotato di due cassonetti Seab per la nuova raccolta dei rifiuti. Mai utilizzati. Proseguendo, un accumulo di vecchi estintori, staccati dal muro e posati a terra. Più oltre, dopo la porta a vetri col logo della Regione, uffici su uffici, dismessi da oltre quattro anni. Si è cominciato a svellere gli impianti elettrici, ma poi non si è proseguito. Sono sparite alcune paratie di separazione. Nei muri, specie al primo piano, sono stati effettuati dei fori di alcune decine di centimetri. Sondaggi, pare, per stabilire se sia presente o meno dell’amianto. Uno stato di abbandono che non fa onore all’ente pubblico. «Si dovrebbe riqualificare, ristrutturare, riaprire al pubblico, con una destinazione di utilità pubblica», sostengono Urzì e l’ex consigliere comunale Francesco Mafrici.

Il palazzo regionale, secondo la risposta ad una interrogazione di Urzì fornita dalla presidente del consiglio regionale Chiara Avanzo, «è inutilizzato in quanto deve essere sottoposto a ristrutturazione secondo il progetto definitivo approvato dal Comune l’8 marzo 2012». Il progetto esecutivo e la spesa complessiva sono stati approvati con delibera della giunta regionale a dicembre 2012. «Secondo gli accordi di cui alla convenzione stipulata nel luglio 2013, tra Regione e Provincia, le procedure di gara e l’attività per l’esecuzione dei lavori di ristrutturazione dell’immobile vengono gestite dalla Provincia». Questi argomenti, però, venivano portati dalla Avanzo già a gennaio 2015. Oltre un anno fa. Ma il palazzo è libero come detto dal gennaio 2012. In passato erano qui ospitati gli uffici del catasto e del libro fondiario e gli uffici e i servizi della ripartizione V, fino al loro trasferimento nella nuova sede di piazza Adriano, avvenuto nel giugno 2005. Inoltre, il palazzo era la sede della sezione di Bolzano della corte dei conti fino al febbraio del 2009. Infine, erano qui ospitati gli uffici del tribunale di Bolzano delegati a curare l’iter di appartenenza linguistica.

A ristrutturazione ultimata, conclude la presidente Chiara Avanzo, «l’immobile dovrebbe essere destinato ad ospitare tutti gli uffici regionali aventi sede in Bolzano, compresi gli uffici del giudice di pace e ciò tenuto conto della localizzazione degli uffici giudiziari di piazza Tribunale, attigua a viale Duca d’Aosta. A trasferimento ultimato, l’immobile regionale di piazza Università sarà trasferito alla Provincia autonoma di Bolzano».

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